«Migrant banking» Il credito incontra i cittadini stranieri

Giovani, ambiziosi, attivi sul mercato del lavoro e risparmiatori. Ma anche nuovi consumatori consapevoli e attenti, con abitudini simili a quelle degli italiani. Sono gli immigrati del Bel Paese, o meglio quei nuovi cittadini integrati che rappresentano un nuovo ceto medio che avanza. Un fenomeno da tempo intercettato dalle banche nostrane che si stanno sempre più attrezzando ad andare loro incontro. Di banca al servizio dell’immigrazione si è parlato settimana scorsa all’università Bocconi durante il convegno «Migrant banking: opportunità e sfide di un mercato in crescita», nel quale è stato fatto il punto della situazione analizzando le opportunità per gli istituti di credito. Secondo lo studio «Migrant banking», commissionato dai S.in.t - Servizi Integrati per il Terziario a Newfin Bocconi -, il 92 per cento dei nuovi cittadini si sono dichiarati generalmente soddisfatti dei servizi a disposizione, anche se le banche faticano a sintonizzarsi sulle loro esigenze. Attraverso le interviste a 150 immigrati che usufruiscono dei servizi bancari e finanziari, la ricerca conferma che l’interesse aumenta con l’allungamento del periodo di permanenza in Italia. Resta il fatto che la nazionalità, la natura del progetto migratorio e la sua fase di sviluppo sono delle variabili da considerare in un mercato costituito da diverse etnie e ognuna con esigenze specifiche. Intanto, in prospettiva del futuro (secondo il rapporto Caritas sull’immigrazione gli stranieri in Italia sarebbero 2 milioni 800mila e le previsioni parlano di 6 milioni di immigrati entro il 2015), diverse banche offrono un’operatività e un’assistenza a 360 gradi, sempre più specializzata e in lingua.

Sta insomma emergendo la consapevolezza dell’importanza di riconoscere l’immigrazione come un fenomeno strutturale che si stabilizza progressivamente nel territorio nazionale: secondo l’Abi, tra 10 anni saranno attivi oltre 3 milioni di conti correnti di immigrati, circa il 10% dei conti in Italia.

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