A Milano i 90 anni della Camera di commercio svizzera

«Nella normalità l'Italia dà il peggio, nell'emergenza dà il meglio». Così Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, ha concluso l'intervento sulla crisi economica mondiale tenuto in occasione della festa per i novant'anni della Camera di Commercio svizzera in Italia, presente il console generale della Confederazione a Milano, David Vogelsanger.
Questo ente si formò in un'altra crisi, seguita alla Grande guerra e aggravata dalla pandemia della «spagnola». Stretta fra i belligeranti dal 1915, la Svizzera - neutrale, dunque invisa ad ambo gli schieramenti - riprese fiato dal 1919 quando, per la sua Camera di commercio, scelse Genova, allora il principale porto suo, oltre che dell'Italia.
Dal 1924 l'ente si trasferì a Milano e qui è rimasto. Ora ha sede in via Palestro 2, in un palazzo che ricorda il saldo, da parte della neonata Repubblica Italiana, del debito contratto dalla defunta Repubblica Sociale Italiana verso la Confederazione Elvetica fra il 1943 1945.
De Bortoli ha sintetizzato con realismo, dunque senza rimozioni, la crisi attuale: da essa i grandi operatori non hanno imparato; nuove bolle speculative possono formarsi; l'intervento pubblico frena sì la crisi, ma anche premia chi è così grosso che non si può lasciarlo fallire, altrimenti la crisi - già sistemica nelle prospettive - lo diverrebbe anche nell'immediato.
In tal contesto - ha continuato De Bortoli - l'Italia fa di necessità virtù: infatti sta meglio, perché è più arretrata, infatti la sua economia si basa sul manifatturiero (imprese piccole e piccolissime, in prevalenza) più che sui servizi; perché integra l'immigrazione - «anche dove amministra la Lega» - meglio di chiunque; perché ha un "sommerso" tuttora fiorente.


Resta la questione se gli italiani di oggi, con uno Stato indebitatissimo, valgano gli italiani di sessant'anni fa, che s'indebitavano per investire nella ricostruzione, non per mantenere un livello di vita troppo alto. De Bortoli vi ha accennato. Poiché parlava a un pubblico seduto a tavola, non ha voluto rovinargli la cena.

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