Milano, rave party alla basilica di San Lorenzo Ecco l'urlo della movida: "Pisapia è anarchia"

La basilica di San Lorenzo sfregiata, agenti impotenti. E gli assessori danno la colpa alla Moratti. Granellini aveva sentenziato: "Garantiamo il divertimento e anche il riposo dei residenti". Ma De Corato: "Il piano comunale? Bufale. Serve la cancellata"

Milano, rave party alla basilica di San Lorenzo 
Ecco l'urlo della movida: "Pisapia è anarchia"

«Con Pisapia è anarchia...». La rima è facile. Così come aggirare le nuove norme introdotte in via sperimentale dal Comune per cercare di dare un argine alla movida selvaggia. Che utilizza Internet per lanciare gli appuntamenti e garantire a invitati e punkabbestia che le forze dell’ordine non riusciranno a impedirli. Il rave è servito. Con Pisapia è anarchia, appunto. Come testimoniano i video postati su Facebook. Perché le nuove regole servono a ben poco e i residenti sono costretti a rimanere svegli fino all’alba, storditi dalla musica ad altissimo volume, come successo sabato notte sul sagrato della Basilica di San Lorenzo maggiore. Sfregiata ancora una volta. Perché ora non c’è più nulla di improvvisato. La discoteca abusiva è messa in piedi con tutti i crismi. Nessuna autorizzazione di questura o Comune, ma consolle, casse acustiche e tanto di dj a sparare house. «The hole party», il party del buco. Ovviamente dopo mezzanotte e fino alle prime luci del nuovo giorno. Con i residenti disperati e attaccati al telefono per chiamare polizia, vigili e carabinieri. Che arrivano sul posto. Ma, di fronte a mille persone assiepate in uno spazio così angusto, valutano sia troppo pericoloso tentare uno sgombero con la forza. E, allora, non resta che subire. E quasi una beffa suonano le parole del neo assessore alla Sicurezza Marco Granelli che dopo la giunta di venerdì commentava le nuove disposizioni. A partire dalla chiusura anticipata dei locali intorno alle Colonne dalle 2 all’1,30. «Abbiamo fatto in modo - spiegava - di garantire il riposo notturno dei residenti, almeno dopo una certa ora, lasciando però ai giovani la possibilità di divertirsi fino a tarda sera». Non è andata così. Perché nemmeno ventiquattr’ore dopo erano in mille i giovani a divertirsi ballando fino all’alba al ritmo di un’amplificazione professionale. I residenti insonni e gli assessori Granelli e Franco D’Alfonso a dar la colpa alla Moratti. «Il risultato della pessima gestione della precedente amministrazione», assicurano annunciando per ieri sera una visita notturna. Di lunedì, quando il rischio è ben minore. E magari non a notte fonda. Perché è proprio quando i locali chiudono che scatta l’happy hour tribale. Consolle e impianti col volume a palla, bonghi, chitarre, cori fino al mattino. Il divieto di utilizzare lattine, bicchieri e bottiglie di vetro? Aggirato da un nugolo di venditori abusivi pronto a rifornire di birra e alcolici il popolo della notte. Di una zona in cui nell’ultimo anno e mezzo ci sono stati 185 arresti per detenzione o spaccio di stupefacenti. Indispensabile corollario dello sballo notturno.
E torna la proposta di «riprendere progetto di cancellata in vetro a scomparsa» approvato anche dal soprintendente provinciale ai Beni monumentali Alberto Artioli. E perché a ben poco sembra poter servire anche la decisione della giunta di anticipare alle 2 i lavori di pulizia dell’Amsa al Ticinese. Ramazze e idranti sono armi spuntate. «La discoteca all’aperto abusiva di sabato - attacca Alfredo Zini, vicepresidente vicario di Epam, organizzazione di Confcommercio - è la dimostrazione della difficoltà di gestire la movida. Sono proprio le norme che riducono l’attività dei locali, considerati responsabili di ogni problema ad alimentare questi circuiti alternativi non controllabili».

E chiede di uscire «una buona volta dallo schema vecchio che individua nei gestori dei locali i “nemici” della quiete pubblica. Non è così». Ma D’Alfonso e Graneli a differenza dei residenti non sono preoccupati. «Con i giovani cercheremo soluzioni condivise per trovare spazi alternativi per vivere la notte, senza costruire cancellate».

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