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Milano, ricercatrice stuprata da uno straniero all’uscita dell’ospedale

MilanoAncora un’aggressione di sera all’uscita dal San Raffaele. Poco più di un anno fa infatti una romena riuscì a scappare a tre bruti che, dopo averla minacciata con un coltello e derubata, cercarono anche di violentarla. L’altra sera una giovane ricercatrice non ha avuto la stessa fortuna e, trascinata in un luogo appartato da un uomo dalla carnagione scura, forse un nordafricano, è stata picchiata selvaggiamente, rapinata e infine stuprata. L’uomo ha potuto agire indisturbato perché a quell’ora la zona è pressoché deserta e nessuno ha potuto sentito le invocazioni di aiuto delle povera ragazza.
Dal solito muro di riservatezza, che circonda come sempre episodi di questo tipo, emergono pochi particolari sull’identità delle vittima. Si sa solo che ha 32 anni e che è impegnata come ricercatrice presso il San Raffaele. L’altra giorno si è fermata fino a tardi per terminare il lavoro, presso l’istituto di analisi, per uscire poi dalla clinica solo verso le 21. Ha imboccato via Olgettina per andare a ritirare la vettura lasciata in parcheggio. Ma giunta all’altezza della casa di riposo è stata aggredita da un uomo di alta statura. Di lui si sa solo che dovrebbe avere la carnagione scura, pare nordafricano visto anche l’italiano incerto in cui si esprimeva. L’aggressore l’ha trascinata dietro una roggia e ha subito iniziato a colpirla per scoraggiare qualsiasi sua reazione. Schiaffi e pugni, che le hanno lasciato il volto sanguinante e tumefatto. Quindi le ha strappato la borsetta, contenente qualche decina di euro e i soliti effetti personali. Poi ha iniziato a spogliarla. La donna ha urlato con quanto fiato aveva il gola, ma nessuno l’ha sentita. Il San Raffaele si trova infatti all’estrema periferia nord est, praticamente in aperta campagna: usciti dall’ospedale, calato il buio, non c’è praticamente anima viva in giro.
Consumata la violenza, l’aggressore si è dileguato nel buio mentre la vittima, scossa e ferita, si è rialzata a fatica ed è rientrata in ospedale per chiedere aiuto. Qui i medici hanno subito deciso di portarla al centro «soccorso violenza sessuale» della clinica Mangiagalli, dove lavora un’equipe specializzata nell’assistenza fisica, ma soprattutto psicologica alle donne vittime di aggressioni. I medici hanno confermato lo stupro subito, e iniziato i soliti protocolli di prevenzione e profilassi. Contemporaneamente venivano avvisate le forze dell’ordine e in pochi minuti sul posto arrivavano i carabinieri dalla vicina caserma di Segrate e del nucleo investigativo del comando provinciale di Milano. Gli investigatori hanno setacciato l’area in cercano di tracce, indizi e soprattutto materiale organico che possa consentire una eventuale comparazione del Dna. Sono state inoltre individuate le telecamere della zona, numerose attorno al perimetro del San Raffaele. Ieri pomeriggio, ancora sotto choc, la vittima è stata sentita a lungo dai carabinieri. Per il momento oltre una descrizione generica del maniaco, alto e di carnagione scura, non sono usciti altri particolari.
E proprio nello stesso punto in cui è stata sorpresa la ricercatrice, il 27 febbraio del 2009 era invece sfuggita alla violenza una romena di 32 anni, da dieci regolarmente in Italia.

La straniera lavorava presso il centro anziani da dove era uscita verso le 20.30. Venne bloccata da tre connazionali che la derubarono e poi cercarono di violentarla, lei però ne colpì uno con un pugno e riuscì a fuggire.

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