Milano - Una serata dedicata alla danza classica. Ma soprattutto ai giovani talenti per ricordare Etta, la sorella di Silvio e Paolo Berlusconi scomparsa improvvisamente nel febbraio di un anno fa appena sessantacinquenne. Il ballo era la sua grande passione e tra i velluti rossi dello storico teatro Manzoni di Milano Maria Antonietta, questo era il suo nome intero, ogni anno organizzava il saggio di «Principessa», la scuola di danza da lei fondata e a cui aveva dedicato tanto amore ed energie. Frequentata da migliaia di ragazzini. Ma anche da vip come Michelle Hunziker, Emilio Fede che (raccontava Etta) fa il pilates, il duo Paola e Chiara, Victoria Cabello. Oggi a proseguire il sogno della mamma c’è la figlia Sabrina. Classica, flamenco, ma anche tango argentino.
Nel palco a fianco del premier ieri c’era la figlia Marina in un elegantissimo tubino nero. Per il Comune il presidente del consiglio Manfredi Palmeri, per la Provincia il vicepresidente Umberto Novo Maerna. E poi le nipoti Luna e Alessia, arrivate per applaudire le giovani promesse qualificatesi per la finale del Mab, il premio internazionale di danza classica organizzato dal marito Giorgio Beretta e dai figli Silvio Andrea e Sabrina per «dare un’opportunità ai giovani che se lo meritano». In poche parole tutta la filosofia della scuola che la figlia Sabrina continua a guidare nel ricordo della madre.
Molta commozione ieri anche negli occhi di Silvio Berlusconi che all’arrivo non ha nemmeno voluto incrociare i giornalisti, a testimonianza di come considerasse la serata un appuntamento di famiglia. Come quando la sorella Etta parlò della tristezza per la prima volta che il saggio della scuola «Principessa» si aprì senza mamma Rosa, scomparsa da poco. Solo un anno prima. Proprio a fianco della mamma abitava Etta. E con la mamma fece la sua ultima uscita pubblica all’inaugurazione di un reparto del Pio Albergo Trivulzio creato grazie alla sua beneficenza.
Ieri la finale del premio con la figlia Sabrina a presiedere la giuria e Maurizio Vanadia, marito di Marina e responsabile della scuola di ballo della Scala, fra i sette giurati. Due le categorie del premio, i gruppi scenografici e i solisti (juniores per la fascia tra i 13 e i 16 anni e i seniores per i ballerini dai 17 ai 24). La «danza come stile di vita» il motto del concorso. E alla fine applausi per tutti. «Nel 1968 - racconta spesso Giorgio, il marito di Etta - dovemmo rinviare il nostro matrimonio a ottobre perché a giugno lei non volle rinunciare all’ultima sua esibizione nel balletto il Lago dei cigni al teatro Nuovo di Milano».
E ieri c’era una ragazzina a interpretare la stessa musica. Affetti di una famiglia unita. Con Etta che adorava Paolo, il piccolo di famiglia. Tanto da dare il suo nome al figlio. E papà Berlusconi che all’arrivo di un nuovo figlio le raccomandò saggio di chiamarlo Silvio per non fare un torto al primogenito. Di cui Etta diceva sempre che «era il migliore, già a quattordici anni se la cavava da solo, pur essendo bravissimo a scuola trovava il tempo di lavorare.
Credo che amasse la politica fin d’allora, ma mio papà non voleva che i figli si occupassero di politica».Lei, invece, amava la danza. E la sua scuola. «L’amore che provo per la mia creatura è immenso». Diceva. Ieri con le sue allieve che danzavano c’era una sua foto. E il suo sorriso.
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