Il sindaco dichiara guerra ai suoi Pisapia: "Avanti se mi seguite"

Restano le tensioni e il presidente del consiglio Rizzo: "Serve subito un tagliando"

Il sindaco dichiara guerra ai suoi Pisapia: "Avanti se mi seguite"

Il numero due del Pd Lorenzo Guerini era stato mandato a fare da paciere tra il sindaco e il primo partito della sua giunta, ma il vertice di maggioranza che è seguito all'incontro tra Giuliano Pisapia e il vice di Renzi ha visto uno scontro acceso. All'ora di pranzo l'ex sindaco di Lodi Guerini accompagnato dai vertici locali del partito, il segretario metropolitano Pietro Bussolati e quello regionale Alessandro Alfieri ha incontrato Pisapia. Obiettivo siglare un'alleanza in vista degli appuntamenti caldi: Expo, comunali 2016 e regionali 2018. All'ordine del giorno il tentativo di ricucire i rapporti con il partito che scricchiolano da un po' di tempo.

La frase lapidaria del primo cittadino non ha lasciato molti spazi di manovra, almeno per il momento: «Per quanto mi riguarda, io intendo andare avanti. Chiaramente i presupposti ci devono essere». Un incontro, ha rimarcato il sindaco, «che io ho voluto perché nei prossimi due anni dobbiamo affrontare grandi sfide». Dalla Città metropolitana ai vertici del semestre europeo, fino all'Expo del 2015. E in vista di ciò, ha sottolineato, «devo essere certo di una maggioranza politica e numerica. Aspetto risposte».

Il sindaco ha spiegato di avere chiesto «un rafforzamento dell'attuale maggioranza, cioè la capacità di andare al di là delle polemiche sterili, ed essere capaci di proseguire il percorso». Anche perché «non si possono affrontare sfide così importanti senza una coesione più forte». Pisapia avrebbe fatto un richiamo al senso di responsabilità, di consiglio e giunta e allo sforzo quanto mai necessario in vista delle elezioni di comunicare le cose che vengono fatte. «Dobbiamo dare l'immagine di una squadra coesa» avrebbe detto. E se tra virgolette Pisapia parla di «polemiche sterili», alla riunione ha fatto capire di non aver per nulla apprezzato la campagna per il pagamento delle multe per le affissioni abusive sollevata dal radicale Marco Cappato, lo scandalo degli sconti del ristorante Papà Francesco, - «io non ho mia mangiato da Papà Francesco» avrebbe detto -, la richiesta di un consiglio straordinario su Expo. Ma non si è tirato indietro Cappato che oltre rivendicare le proprie battaglie politiche avrebbe «sbattuto» sul tavolo la questione dell'attuazione dei referendum e la modifica del regolamento dell'aula. Né il presidente del consiglio Basilio Rizzo (Sinistra radicale) che avrebbe ribadito la sua contrarietà alle operazioni fatte in Galleria («il caso Versace»). I rapporti tesi tra aula e giunta che si sono concretizzati nello stallo della delibera sulla movida, con polemiche conseguenti, rimangono sullo sfondo. «Si tratta di fare il tagliando alla maggioranza - commenta Rizzo - mancano ancora due anni difficili, bisogna trovare il modo di proseguire». C'è chi si ribella al diktat dell'obbedienza mascherata da senso di responsabilità: «Le questioni sul tavolo vanno considerate rispetto ai loro contenuti e non alla legge dell'obbedienza» commenta Cappato. L'accusa alla giunta è che il consiglio viene solo chiamato a ratificare decisioni già prese. Tra i più duri Carlo Monguzzi (Pd) che avrebbe chiesto un maggior coinvolgimento dei consiglieri nel processo decisionale.

«Credo ci siano stati degli equivoci - spiega Pisapia -. Ho sempre detto che bisogna coinvolgere tutti su tutti i temi ma poi alla fine, dopo il confronto e il dibattito, ci sono le scelte». La strada del paciere è irta e densa di difficoltà.

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