«Con Pisapia? Ci siamo stretti la mano e anche abbracciati». A soli quattrocento giorni dall'apertura dei cancelli di Expo e quando la paura di non farcela è ormai ben più che un fantasma, il governatore Roberto Maroni capisce che è il caso di lasciar perdere la guerra. Almeno davanti a fotografi e giornalisti, perché nemmeno lì si può nascondere che con il Comune «ci sono divergenze su alcune cose». Anche se, come è ovvio, «la posizione di fondo è che entrambi vogliamo che Expo sia un successo». Ma il problema è come riuscirci, dopo gli arresti a Infrastrutture lombarde che hanno tolto di mezzo pedine fondamentali come l'ex direttore generale Antonio Rognoni, il capo dell'ufficio gare Pier Paolo Perez (arrestato) e il responsabile del cantiere sulla piastra Expo Alberto Porro, indagato a piede libero. Senza dimenticare un'altra figura fondamentale di cui in questi giorni concitati poco s'è parlato, quella Cecilia Felicetti la direttrice di Arexpo (indagata e interdetta) che è il vertice di quella società che si deve occupare dell'urbanizzazione di un'area di un milione di metri quadrati ad esposizione conclusa. Probabilmente il vero business di tutta la faccenda, tanto che proprio su questo ci fu il duello rusticano tra l'allora sindaco Letizia Moratti e l'allora governatore Roberto Formigoni. Con i ritardi di cui oggi si paga il prezzo.
Ecco perché la scelta del primo sostituto degli indagati appare ispirata alla linea della continuità nel disperato tentativo di «non perdere nemmeno un giorno». E così l'elmetto di capocantiere passa a Diego Riccardo Robuschi. Laureato al Politecnico, Robuschi era uno dei più stretti collaboratori di Porro. Già inserito nella struttura tecnica operativa come «project manager», ha detto Maroni spiegando la sua scelta, è «assolutamente in grado di assumersi le responsabilità». Lo stesso commissario Giuseppe Sala ha definito «ineccepibile» la sua nomina, perché si tratta di un tecnico che conosce già il cantiere. Al vertice nella sede di via Rovello di ieri hanno partecipato anche il prefetto Francesco Paolo Tronca e il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Politico da sempre di area ciellina e dunque legato a Formigoni che era governatore negli anni tra il 2008 e il 2012 su cui la procura sta indagando e che considerava Rognoni uomo di assoluta fiducia, alla domanda di un giornalista Lupi ha risposto che «con il presidente Maroni e i tecnici della Regione abbiamo visto che Rognoni è persona di grandissima managerialità ed esperienza che ha dato il suo contributo all'accelerazione dei lavori e al fatto che si realizzassero nel miglior modo e con la massima trasparenza». Aggiungendo però che «se qualcuno ha sbagliato si assumerà tutte le responsabilità, ma metto il periodo ipotetico davanti».
Ma a Milano ieri c'era anche il segretario generale del Bie Vicente Loscertales, il numero uno dell'organismo che organizza le esposizioni. Per lui la società Expo «lavora bene, ma bisogna rinforzarla. Darle più possibilità economiche e di personale, per fare l'ultimo sprint».
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