I leghisti pronunciano da anni un appello considerato osceno: «Aiutiamoli a casa loro». Volano accuse di razzismo, ma non mollano. Quando c'è un'ondata di sbarchi di extracomunitari a Lampedusa, avvertono che è tutta gente che per qualche tempo finirà in centri di accoglienza - che ormai scoppiano - e poi si riverserà in strada a far nulla, magari inizierà a compiere atti illeciti. Non va per forza così, la gente perbene non delinquerà comunque. Ma di fronte alle immagini degli africani arrivati ieri all'alba a Milano con un pullman organizzato nientemeno che dalla prefettura di Taranto, e scaricati come pacchi postali, senza assistenza, cibo nè acqua alla stazione di Rogoredo con la promessa che qualcuno li avrebbe accolti, ci si stringe il cuore. Stesi a terra, stravolti dal viaggio e dal caldo. Quello slogan, aiutiamoli a casa loro, non sembra poi così folle. I politici possono riempirsi la bocca di belle parole, piangere davanti alle bare dei morti durante i viaggi della speranza verso l'Italia, ma pensino piuttosto ai sopravvissuti. E se l'Italia non è più in grado di accoglierli in modo dignitoso, li respinga per il loro bene. Ragionino i ministri su come si possano investire i soldi (che non bastano più) per i sussidi ai profughi per aiutarli a costruirsi un futuro al sicuro nei Paesi da cui fuggono. Ma queste scene dimostrano che non è umano per loro e non è civile per Milano perseverare in un finto buonismo. «Invece di lamentarsi sarebbe opportuno che il Comune - consigliava ieri l'assessore alla Sicurezza della Provincia Stefano Bolognini - obbligasse il governo a intervenire duramente per porre un argine all'arrivo incontrollato di profughi che gli enti non sanno più dove sistemare».
Lo sfogo del Comune è umano e comprensibile, ma conferma che si è fatto molto e non si può fare di più. L'assessore al Welfare Piefrancesco Majorino ieri in stazione Centrale si accaniva per cercare un letto ai siriani arrivati nella notte. La capienza nei centri è per 500 al giorno, facendoli stringere sono saliti a 800, ma «per 167 non c'è niente da fare, dormiranno in stazione». In extremis è stato allestito un campo in un centro anziani vicino alla Centrale. Stessa scena, appunto, a Rogoredo con una quarantina di profughi da Ghana, Senegal, Mali, intruppati sul pullman a Taranto e scaricati alle 7 a Milano. Alle 13.30 solo il parroco aveva portato loro delle bottiglie d'acqua. Alle 16 è arrivato un bus della Polizia a prelevarli: hanno deciso di chiedere asilo politico dunque è scattata la trafila burocratica. Con l'«overbooking» creato dai siriani, trovare un letto anche per loro innesca una lotta tra poveri. «Finora i profughi arrivavano in treno, autonomamente, ora pullman organizzati direttamente dalla prefettura di Taranto, che li ha scaricati senza preavviso. É grave e surreale - ha polemizzato Majorino - . Il ministro degli interni Alfano è totalmente assente, dovrebbe cambiare lavoro».
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