Aiuto ai disabili «Peba» al lavoro per una città senza barriere

Valerio Barghini

Il 21 novembre scorso avrebbe festeggiato 81 anni, ma «qualcuno» gliel'ha impedito. Lo stesso che oggi si sta godendo una latitanza dorata e che ha spedito su una sedia a rotelle il figlio, che il giorno successivo di anni ne avrebbe compiuti 15. Stiamo parlando di Pierluigi e Alberto Torregiani. Era il 16 febbraio 1979. Alberto, negli anni, di pugni nello stomaco ne ha presi molti. Non ultimo quello del batti e ribatti delle Corti circa l'estradizione del mandante dell'omicidio di suo padre. Ma quella che non ha mai perso è la voglia di prodigarsi per gli altri.

In questi giorni, però, un compleanno (il primo) lo si è festeggiato: quello di Peba, che sta per Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche. Un'associazione di cui Alberto Torregiani fin da subito ha voluto fermamente far parte, assieme a ex calciatori come Daniele Massaro o Mario Ponti (colpito prematuramente dalla sclerosi multipla). Un compleanno festeggiato alla Camera dei deputati durante un incontro moderato dal giornalista Giuseppe Malara con il professor Vincenzo Pepe, presidente di FareAmbiente e con Andrea Ferretti, presidente di Peba. Che ha fornito un dato allarmante: «Le persone disabili in Italia sono 4,1 milioni; 16 milioni se aggiungiamo soggetti nati sani ma che, con l'età, hanno difficoltà motorie».

La mission di Peba (affiancare privato e pubblico nel finanziamento di opere per l'abbattimento delle barriere) è già stata «sposata» da due comuni della Lombardia (eccellenza nel campo dell'assistenza, ma «l'asticella va sempre alzata», ha aggiunto Massimo Garavaglia, assessore al Bilancio), Monza e Milano.

Che ha portato avanti un progetto pilota all'istituto professionale «Rosa Luxemburg», illustrato da Andrea Afrune, Presidente commissione Mobilità di via Anselmo da Baggio: uno scivolo per consentire a tre studenti disabili di raggiungere l'aula. E senza un centesimo di fondi pubblici.

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