All'Arengario cercasi «Museo ideale»

Una pioggia di prestiti e donazioni private dà nuova linfa a un'istituzione paludata

All'Arengario cercasi «Museo ideale»

Di che pasta è fatto il «Museo Ideale»? Il titolo di una delle due mostre che inaugurano il palinsesto Expo dell'Arengario è accattivante e invita alla riflessione. L'esposizione in questione porta ospiti d'eccezione ad un museo che langue di visitatori e di segnali di vita. L'occasione viene dalla messa in rete della raccolta dell'Arengario con quelle di altre istituzioni italiane come la Gam di Roma,la Gam di Torino, il Mart di Rovereto e altri. All'iniziativa si aggiungono varie donazioni private. Come quella dell'associazione Acacia - opere prevalentemente contemporanee, da Maurizio Cattelan a Francesco Vezzoli - e soprattutto quella della collezione Bartolini che dà corpo alla seconda mostra. Si tratta di un'importante raccolta di circa 600 opere di autori italiani e stranieri tra cui 120 sono state selezionate per l'esposizione: dalla Pop Art di Andy Warhol alla Narrative Art di Bill Beckley, dalla Land Art di Christo al Concettuale di Vincenzo Agnetti, Giulio Paolini e Joseph Kosuth. Per non parlare del nucleo riservato ai Nuovi Selvaggi tedeschi - da Fetting a Middendorf ad Hodicke - una vera e propria chicca consederando che sulle correnti neoespressioniste il Museo del '900 è totalmente carente. Belle notizie, insomma, quelle annunciate con enfasi dall'amministrazione. Le donazioni e i prestiti hanno permesso di inoculare nella collezione del Museo nuove opere certamente in linea con la collezione, basti pensare al «Nudo di spalle» (1909) di Umberto Boccioni o «La prostituta» (1913) di Arturo Martini, alle opere metafisiche di Morandi, Carrà e De Chirico, presente con il dipinto «Due figure mitologiche». Nella pioggia di prestiti distribuiti nelle varie ali del Museo, dagli Archivi alla manica lunga al pianterreno, una spolverata di contemporanei che non guasta. Nella sala dedicata ad Azimut, ad esempio, la scultura «Untitled» di Cattelan fa da contraltare alle provocazioni di Piero Manzoni. L'intera operazione, oltre alla generosità dei donatori, si deve al prezioso sostegno di SisalPay (Gruppo Sisal).

Ma la domanda che potrebbe farsi il visitatore è: bastano i prestiti e i regali dei privati a rappresentare il «Museo Ideale»? Evidentemente no, almeno a giudizio di quei tanti visitatori milanesi che bazzicano i musei europei, frequentati dalle famiglie non solo per le loro collezioni più o meno corroborate, ma per le stagioni espositive frutto di strategie precise, oltre che per l'accomodation. Esattamente quello che purtroppo manca al Museo del Novecento, dispersivo nella collezione e ancor più nelle poche mostre, spesso delle vere cacce al tesoro com'è stato nell'occasione (mancata) dell'evento «Fontana-Klein».

Eppure tra il pubblico c'è ancora chi si aspetta, chessò, un paio di antologiche all'anno dedicate a qualche glorioso nome in collezione: Morandi, Savinio, Pirandello, Melotti, Marini, Manzù, gli Spazialisti, quelli di Corrente, quelli del Gruppo Novecento, quelli del Gruppo Zero eccetera eccetera. Tutti artisti delle cui opere - come dimostrano le due mostre inaugurate - le collezioni pubbliche e private sono ricche e che forse sarebbero ben liete di dare in prestito. Se qualcuno, beninteso, gliele chiedesse.

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