Cronaca locale

Il ballo di Sonia Bergamasco da Checco Zalone al Parenti

L'attrice protagonista di "Quo vado?" torna sul palcoscenico con Némirovsky

Il ballo di Sonia Bergamasco da Checco Zalone al Parenti

«Luca vive in Puglia, non è venuto a Roma a vedermi in teatro». Luca è Medici, più noto come Checco Zalone. Sonia Bergamasco sa che se l'attore sbanca-botteghini si fosse seduto in poltrona, a vederla interpretare «Il ballo» tratto da Irène Némirovsky, il teatro sarebbe venuto giù dagli applausi: verso Checco. O forse no, diverso il pubblico che segue Bergamasco in scena, non trasversale e popolare come le folle attratte da «Quo vado?». Grandi masse che, grazie al film, hanno conosciuto anche Sonia Bergamasco, la dottoressa Sironi, impegnata a licenziare Medici-Zalone, l'oltranzista del posto fisso. Forte d'una simile promozione, Bergamasco non ha bisogno di presentazioni: un film di successo stellare dà più notorietà di anni in palcoscenico. Ma «Quo vado?»" è stata solo una parentesi, nella carriera di un'attrice, musicista (diplomata al Conservatorio di Milano), donna di teatro a tutto tondo. Basta vederla nello spettacolo che torna da martedì 9 febbraio al 6 marzo al Parenti, appunto «Il ballo» disertato da Zalone, per capire la preziosità del suo lavoro. «Non conoscevo Némirovsky. Il libro che porto in scena mi era stato regalato da un'amica: una folgorazione. Questo testo è il primo della scrittrice ebrea morta ad Auschwitz, pubblicato nel 1930. In quel decennio ne nacque anche un film. Ho deciso di trasformarlo per il teatro come si trattasse di una di quelle storie che i bambini si raccontano. Qui in una soffitta degli specchi dove anche il pubblico si rifrange e partecipa. L'allestimento è agile e modulare. Io interpreto tutte le voci», dice Bergamasco, che da qualche parte ha ricordato come le sia venuto in mente («a spettacolo compiuto») il poeta portoghese Fernando Pessoa, che si nascondeva - o mostrava? - dietro una folla di eteronimi, ognuno con personalità dissonante rispetto agli altri. Così Bergamasco, in un lavoro da lei stessa ideato - prodotto dal Franco Parenti, teatro dove «Il ballo» debuttò la scorsa stagione - diventa la madre crudele, il padre rozzo arricchito, la figlia Antoniette che si vendica proprio boicottando la serata danzante organizzata dai genitori. Nel romanzo breve, pubblicato in Italia da Adelphi, la vicenda si svolge in un lussuoso appartamento parigino, tra parvenu e finzioni sociali di ogni specie. «Il teatro non solo respira, ma vive» dice Bergamasco, felice di tornare al Parenti, nella città dove è nata 40 anni fa. «Abito a Roma da tempo, ma trovo che Milano stia migliorando. Qui ci sono pensieri teatrali che lasciano il segno».

Archiviato Zalone («una bella esperienza»), in tournée con Némirovsky, pause a casa con il marito Fabrizio Gifuni (pure lui impegnatissimo) e le due figlie, Sonia Bergamasco sta già lavorando al prossimo spettacolo: «L'uomo seme», un memoriale di Violette Ailhaud che racchiude l'incredibile storia di un villaggio svuotato di maschi.

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