«Pisapia la pagherai e la pagherai cara» con queste parole ieri pomeriggio davanti a Palazzo Marino dopo la terza carica della polizia finisce ufficialmente la luna di miele tra il sindaco e i centri sociali. Sgomberati con non poche tensioni dallo «Zam» di via Olgiati, tra lanci di bombe carta e barricate in fiamme, gli autonomi sono andati in Comune per reclamare il rispetto delle promesse fatte in campagna elettorale «Più spazi per i giovani». Rimediando appunto una dose di randellate. Ma siamo ancora lontani dall'epilogo, per sabato alle 15 è previsto un altro corteo con partenza da piazza Cavour. Facile prevedere altri tafferugli.
La faticosa giornata inizia alle 8.30 quando la questura, su disposizione della magistratura, è andata a liberare un'area dismessa in via Olgiati, in fondo via Ludovico il Moro. Un ex fabbrica che produceva bilance e affettatrici, presa un paio di anni fa dai «Corsari», gruppo dell'autonomia operaia, lo stesso che occupa anche le villette liberty dell'Aler in via Apollodoro. I ragazzi se l'aspettavano e infatti avevano chiuso la strada con una barricata. E, nel gioco delle parti, anche la polizia lo sapeva. Così all'arrivo degli agenti, 150 tra personale in borghese e in tenuta antisommossa, gli antagonisti hanno dato fuoco alla barriera e la questura ha fatto avanzare una ruspa. Sotto un fitto lancio di pietre, bottiglie e bombe carta, l'ostacolo è stato rimosso e le fiamme spente. A quel punto i «guerriglieri» se la davano a gambe levate. Eccetto due, Andrea e Matteo, saliti sul tetto e poi recuperati dall'avvocato Mirko Mazzali, consigliere comunale di Sel e presidente della commissione Sicurezza. Nel frattempo gli agenti spostavano di peso una cinquantina di ragazzini stesi a terra e la prima parte della giornata andava in archivio senza feriti o contusi.
Ma eravamo ben lontani dell'epilogo, perché i ragazzi «giustamente» si sono sentiti traditi da Pisapia che due anni fa in campagna elettorale aveva promesso «più centri sociali e meno sgomberi». E al grido di «vendetta, tremenda vendetta» si sono prima concentrati in porta Genova per poi marciare verso il centro. Non tanti, duecento al massimo dimostrando un certo isolamento dal resto del movimento, si sono presentati davanti al Comune chiedendo di entrare. Davanti però c'erano oltre cinquanta agenti e carabinieri con caschi, scudi e manganelli, una barriera impossibile da superare. Ma ai giovani non interessava certo entrare davvero, andavano in cerca del martirio e per di più sotto le finestre di Pisapia. Così per tre volte hanno tentato di sfondare, venendo puntualmente respinti a manganellate.
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