Marta Bravi
Due le richieste rispedite al mittente dalla giunta di Palazzo Marino. «Chiudere ogni tipo di rapporto con associazioni, enti singoli che abbiano contravvenuto alle leggi nazionali, alle norme e alle delibere locali» e «dare ordine di sgombero immediato a tutte le moschee abusive nella città di Milano», contenuto nella mozione presentata dal capogruppo della Lega in consiglio comunale Alessandro Morelli. All'origine la manifestazione organizzata dall'associazione dei Palestinesi in Italia il 9 e il 12 dicembre scorso per protestare contro l'annuncio del presidente Trump di spostare a Gerusalemme l'ambasciata Usa, durante la quale è stato scandito per ben otto volte il «Khaybar», il grido di guerra che ricorda la pulizia etnica degli ebrei da parte delle armate di Maometto. La magistratura ha aperto un fascicolo per istigazione all'odio razziale, mentre la stessa consigliera musulmana Sumaya Abdel Qader, aveva bollato come «volgare strumentalizzazione della religione di cui mi vergogno».
Il sindaco e la giunta non ci stanno: «La mozione per come è posta è inaccettabile». «Stiamo sollecitando un Comitato per l'Ordine e la sicurezza in Prefettura - ha spiegato poi Sala - per capire qual sia la situazione delle moschee abusive in città». Tornando su quanto detto in aula «Quelle moschee non ci sono da quando c'è la mia amministrazione. E ora ci sono consiglieri di opposizione che fanno i brillanti e ne chiedono lo sgombero immediato. Perché durante le amministrazioni di Moratti e Albertini non sono state chiuse?». Riguardo all'eventuale sgombero «si prospetta un'azione che sulla carta è semplice - continua ancora il sindaco - ma realizzarla non lo è. Bisogna anche chiarire: cosa vuol dire abusivo? Non è solo una questione semantica, ma una considerazione oggettiva sui luoghi di culto». «Il sindaco non può abdicare la sue responsabilità di far rispettare le regole a tutti - la replica di Morelli -: si possono fare anche un milione di pietre di inciampo, ma sono i fatti che contano ovvero permettere o meno che una fetta della città non rispetti le regole». «Incredibile che il sindaco non possa intervenire sulle moschee abusive», gli fa eco Manfredi Palmeri, capogruppo della lista civica Io corro per Milano.
Le parole di profondo odio antisemita pronunciate in piazza Cavour a dicembre hanno suscitato una profonda indignazione della città, anche per la condanna tardiva da parte del sindaco e del Pd che si erano limitati a bollarle come «segnali di una deriva xenofoba di matrice fascista», senza fare nessun accenno alla matrice islamica, tanto che ieri erano quattro i documenti presentati in aula. La mozione di Alessandro Morelli della Lega, un ordine del giorno di Matteo Forte di Milano Popolare, uno di Mariastella Gelmini di Forza Italia e uno di maggioranza, firmato da Diana De Marchi e Sumaya Abdel Qader.
La stessa Qader che ha rivisto «al ribasso» la sua posizione: se nei giorni immediatamente seguenti il corteo anti Israele aveva condannato gli slogan antisemiti, ieri si è limitata a chiedere alla giunta «di continuare nel contrasto di ogni forma di violenza, antisemitismo e razzismo, e a proseguire nella promozione di iniziative volte al dialogo tra i popoli».
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