Resta in prognosi riservata, ricoverata al reparto di terapia intensiva. Gli specialisti dell'ospedale Niguarda che l'hanno in cura, però, hanno una concreta, splendida certezza: si salverà. Si perché la bimba di 2 anni e mezzo che sua madre, una milanese 43enne, ha trascinato con sé lunedì pomeriggio mentre si lanciava dalla tromba delle scale in un palazzo di viale Regina Margherita per togliersi la vita (e purtroppo riuscendo nel suo intento), incredibilmente non ha lesioni cerebrali ne spinali. Bensì «solo» fratture e violenti traumi al torace e all'addome (il bacino fratturato, lesioni alla milza e contusioni polmonari) che però non ne compromettono la sopravvivenza e la futura mobilità.
«Sì, i medici parlano di un vero e proprio miracolo. E il padre è in trepidante attesa che la figlia si riprenda» spiega Daniela Missaglia la nota civilista milanese che si occupa di separazioni, divorzi, affidi, quindi di tutta la parte personale e famigliare del diritto e assiste il genitore 36enne della piccola, appartenente a una famiglia di imprenditori lombardi conosciuti in tutto il mondo e padre di un altro bimbo avuto dall'attuale compagna. E la legale non esita a definire questa brutta vicenda - i primi due figli della donna suicida, avuti da un precedente compagno, le erano stati tolti perché per il tribunale dei minori la donna non era idonea - «una tragedia annunciata».
«La madre della bambina, nata da una relazione poi conclusasi con il mio cliente, avrebbe dovuto abitare con la piccola in una comunità a cui era stata affidata dai servizi sociali e dove purtroppo invece questa donna così problematica si recava solo saltuariamente per poi sparire per settimane e mesi - racconta l'avvocato Missaglia -. C'era un procedimento aperto del tribunale dei minori per la tutela della piccola, ma provvedimenti definitivi a suo favore non ne sono mai stai presi, nonostante il padre insistesse per ottenerne l'affido e non si desse pace, adoperandosi, lo posso dichiarare in totale sincerità e assoluta buona fede, in tutti i modi possibili. Avevamo portato la vicenda all'attenzione delle autorità competenti perché, è triste dirlo, ma la signora dichiarata inidonea come madre per i primi due figli, lo era anche per la terza nata e non ci voleva molto a capirlo. Il mio cliente - prosegue la civilista -, subito dopo che la donna era rimasta incinta si era accorto che aveva problemi evidenti e che le criticità erano in crescendo. Per questo si era adoperato da subito per proteggere la nascitura che purtroppo è sempre, sempre stata in pericolo».
«I servizi sociali a cui la bimba era stata affidata e che
avevano scelto per lei e la madre la comunità che ritenevano più idonea, non hanno vigilato. Perché? Ora qualcuno pagherà - conclude sconsolata la legale -, purtroppo qualcuno ha già pagando, sta ancora pagando... E caramente».
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