Brunch addio, tornano le tagliatelle

Ora anche i ristoranti giovani rilanciano i menu della grande tradizione italiana

Brunch addio, tornano le tagliatelle

Perfino i milanesi, tradizionalmente i più esterofili e modaioli fra gli italiani, stanno cominciando a dire basta. Basta a cosa? Alle uova strapazzate con il bacon accompagnate dal caffè americano, ai pankake e ai muffin alle mele, al french toast, ma soprattutto all'alienante andirivieni tra tavoli e anonimi buffet troppo spesso ricolmi di avanzi riciclati. Ovvero, il fatidico brunch domenicale. E se è pur vero che gli americani «so' fforti», come declamava il pizzardone Alberto, che fine indecorosa dovremmo riservare all'antica e rassicurante tradizione del pranzo domenicale all'italiana? C'è voluto Expo con un'iniziativa promossa da «Women for Italy» (ancora l'America...) per indire un concorso e una giuria composta dalle dieci maggiori chef nostrane per giudicare le venti ricette più rappresentative del magico momento del pranzo domenicale: quello dei maccheroni al ragù, delle lasagne fatte in casa, del polpettone e dei mondeghili.

Anche i ristoratori milanesi sembra lo abbiano capito e infatti, a fronte di quegli irriducibili che al brunch non hanno mai ceduto, da mesi a questa parte fioriscono i progetti che invitano al recupero dell'antica tradizione; quella che almeno per un giorno alla settimana convoglia a tavola la famiglia (più o meno allargata) e i piatti storici. Insomma, il famoso uovo di Colombo. Il nuovo anno appena cominciato vede in prima fila come testimonial un tempio della gastronomia del centro storico. Parliamo di Peck di via Spadari, il cui ristorante al primo piano annuncia una precisa scelta di campo dopo aver già sperimentato l'esperienza brunch: Il Pranzo della domenica, ovviamente a base dei suoi prodotti gastronomici di punta, dai tortellini piccoli di carne ai salumi stagionati alla costoletta. Ma la corsa alla tradizione è abbracciata con entusiasmo anche dai giovani. Come nel caso di Dinette - Cucina di Ringhiera, una trattoria moderna che da settembre 2015 ha aperto nei pressi di Corso XXII Marzo, in via Bronzetti. Qui la domenica a pranzo si vuole ricalcare fedelmente la tradizione dei piatti casalinghi che addirittura vengono serviti al centro della tavola per essere condivisi tra i commensali, «proprio come succedeva nelle vecchie case di ringhiera». Nostalgie a parte, in città vive ormai uno zoccolo duro di ristoranti vecchi e nuovi che alla tradizione del pranzo domenicale all'italiana non rinuncia (o non ha mai rinunciato).

Ciò vale anche per le cucine più trendy, come quella del Ratanà di via de Castilla gestita dallo chef Cesare Battisti, che ogni domenica propone una cucina semplice di tradizione lombarda fatta di ingredienti di prima qualità: dai risotti ai carciofi al forno, al pollo ficatum alla piastra con asparagi e patate novelle. Altro giustamente gettonato è il ristorante Al Fresco di via Savona che tutte le domeniche offre un felice connubio tra creatività e ricette della cucina «povera», come lo spaghetto burro e acciughe o la cassoeula «leggera» di maialino con polenta bergamasca. I puristi della tradizione non possono ignorare «Al Garghet» di via Selvanesco (in dialetto milanese «il gracidare delle rane»), un vero salto nel tempo dove gustare risotti al salto, cotolette a orecchia di elefante, zuppe fatte in casa, animelle e via dicebndo.

I napoletani a Milano, invece, che con i pranzi domenicali sono pur sempre cresciuti, vanno invece volentieri al Peperino di Nicoletta Taglialatela a Porta Nuova, dove facilmente possono trovare gli ziti alla «Genovese», la pasta patate e provola o la lasagna con le polpettine. Nella tradizione culinaria italiana, si sa, la fantasia non manca di certo.

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