Buccellati, il trolley dei preziosi valeva «solo» un milione e mezzo

Buccellati, il trolley dei preziosi valeva «solo» un milione e mezzo

Tutti indaffaratissimi dopo il super furto, i Buccellati non parlano. L’unica precisazione l’avrebbero fatta alla squadra mobile, rettificando la cifra del valore dei gioielli portati via domenica sera alla signora Rosie, all’anagrafe Rosa Maria, ufficialmente addetta all’aspetto commerciale e alla gestione dei negozi e seconda moglie del capostipite Gianmaria. E dai 10 milioni dichiarati in prima battuta, in fase di denuncia, i Buccellati sono passati ai «due milioni di dollari» precisati in seguito. Insomma: l’iniziale cifra da capogiro si è trasformata in poco più di un milione e 600mila euro di bottino. Chissà se i ladri avevano sopravvalutato il colpo o se sapevamo benissimo quel che stavano facendo e gli va bene anche così.
Per chi ancora non lo sapesse ricordiamo che domenica, poco dopo le 21, la signora Rosie stava rientrando nell’abitazione di famiglia - il palazzo rinascimentale di via Durini 20, un tempo abitazione del maestro Arturo Toscanini - con un passeggero piuttosto «pesante»: anelli, bracciali, collier e altri monili esposti dalla famiglia di gioiellieri noti in tutto il mondo dal 10 al 13 maggio al palazzo della Permanente nel corso della sesta edizione della mostra mercato d’arte antica, moderna e contemporanea «Mint». Mostra finita, gioielli ritirati. Da via Turati a via Durini, neanche due chilometri di tragitto, la signora aveva trasportato da sola, a bordo della sua Bmw, i gioielli in un trolley appoggiato in macchina. Proprio davanti a casa l’auto era stata tamponata, la Buccellati distratta da un’altra donna. E un complice ne aveva approfittato per portarsi via il preziosissimo trolley e fuggire su un’altra vettura, che lo aspettava in Largo Toscanini, insieme ad altri complici.
«Sono state dette tante, troppe cose non vere. Sia sul valore della merce rubata, che poi abbiamo precisato agli investigatori e che ora mi sento di confermare sia quella esatta, sia sugli “attori“ della vicenda, su come si sono svolti i fatti insomma. Non abbiamo intenzione di fare commenti» sottolinea Luca Buccellati, presidente dell’Associazione orafa lombarda, figlio di Lorenzo e nipote di Gianmaria con il quale, dal novembre scorso, si è unito nella Sigest, L’unica società a produrre ora il marchio Buccellati. Luca però rifiuta categoricamente di raccontare come, secondo la sua famiglia, sarebbero andate realmente le cose e quali sono - se ci sono - i punti oscuri, non rivelati pubblicamente, di questa storia.
Alla squadra mobile, intanto, sostengono di considerare «sufficientemente» attendibile la versione fornita dalla signora Rosie che, a loro avviso, sarebbe «stata seguita» una volta allontanatasi dal «Mint».
Per il momento, gli investigatori si limitano a dichiarare che stanno visionando i filmati delle telecamere che, in quella zona così centrale - tra via Durini, via Borgogna e largo Toscanini - sono veramente tante. Tanto per chiarire che, se confusione, per una ragione o per l’altra, è stata fatta nella ricostruzione della vicenda, le registrazioni elimineranno ogni possibile dubbio.
Anche la polizia ha i suoi bei grattacapi.

Non si può permettere, infatti, di bissare la «figuraccia» del colpo del 5 febbraio dell’anno scorso alla gioielleria Scavia in via Spiga: i finti vigili che, con un complice, riuscirono a portare via 5 milioni di gioielli, non vennero mai catturati.

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