«Da Buenos Aires al Lario nel segno della chitarra»

Il maestro argentino Sergio Lavia presenta la decima edizione del suo fortunato festival

Mimmo di Marzio

Buenos Aires-Menaggio solo andata. Le migrazioni degli artisti seguono direttive strane, spesso insondabili, lontane anni di luce dagli iter anglofili che contraddistinguono la cosiddetta fuga dei cervelli. Un artista, anche in carriera, può scegliere un posto dove vivere semplicemente per il suo genius loci, perchè un borgo o un paesaggio gli regala delle emozioni forti e nutrienti alla propria creatività. Le opportunità, il denaro, arrivano sempre dopo. La storia di Sergio Fabian Lavia, chitarrista classe 1964, è una delle tante che raccontano di musicisti che hanno scelto il nostro Paese, e la nostra Regione, come musa ispiratrice della propria arte. Forse perchè si ricordano che siamo (o eravamo) la capitale della cultura. Gli argentini di Buenos Aires, poi, hanno una marcia in più per via di quelle radici quasi sempre italiche. Come Lavia. «I miei nonni erano italiani e quando nel '92 venni in Europa per un tour tra Portogallo e Spagna, sentivo che la meta finale sarebbe stata l'Italia».

E così fu. La scelta di Menaggio come residenza fu una scelta fatta col cuore, ma non solo. «Allora ero fidanzato con una ragazza italiana che aveva parenti da quelle parti e quando vidi questo straordinario paesaggio, il suo promontorio proteso sulla maestosità del lago, capii che avrei voluto vivere lì. Il lavoro? Menaggio è vicino a Milano e anche alla Svizzera e per chi lavora con la musica sono due mete perfette». Una vicinanza relativa, verrebbe da dire, ma non per chi è abituato alle distanze argentine.

E comunque Menaggio fu una scelta fortunata per entrambi, visto che proprio oggi, nell'incantevole borgo lariano, debutta la decima edizione del Festival Internazionale di Chitarra (fino a domenica). La fortunata rassegna dedicata a tutti gli stili del popolare strumento ha portato nelle piazze, nelle chiese e nei cinema del popolare borgo, concerti internazionali e oltre 30mila spettatori dall'Italia e dall'estero. Tra i solisti che hanno partecipato, nomi del calibro di Franco Cerri, Nartin Taylor, Guinga, Roland Dyens e molti altri. «Lo scorso anno - dice Lavia - abbiamo avuto pubblico persino dal Canada. La ragione è che questo è uno dei pochi festival dedicato ai mille volti della chitarra, dalla classica al jazz, dal flamenco al rock alla bossa nova». A proposito di bossa nova: una svolta per il percorso di Lavia - che ha alle spalle una lunga collaborazione con l'orchestra Verdi e numerosi dischi dove mescola radici classiche, tango e elettronica - è stato il sodalizio nato con la cantante brasiliana Dilene Ferraz, anch'essa trasferitasi in Italia 25 anni fa. Con Dilene, Lavia ha creato un duo che spazia sull'universo della musica sudamericana ma con una forte propensione alla sperimentazione sonora.

Quest'estate hanno preso parte al festival organizzato dalla Verdi e diretto da Sandro Cerino intitolato «C'era molte vole il jazz», un excursus virtuoso sulle tante anime del jazz. Tra cui quella sudamericana, appunto.

Tre giorni di festa dedicati alla musica, quelli che partono oggi come felice coda della stagione turistica di Menaggio. Sul palco, anzi sui palchi, sfileranno tra gli altri Cachito Luna Victoria & Dror Orgad, Fausto Beccalossi, Sandro Schneebeli, ma anche l'Ensemble di Chitarre del Conservatorio della Svizzera Italiana.

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