Cantieri, sporcizia e ratti Degrado anche in San Babila

Abbandonato da un anno il progetto dell'autosilo in via Borgogna. I residenti: «Il Comune se ne infischia»

Mimmo di Marzio

Dai palmizi di piazza Duomo alla giungla di San Babila, a Milano è di moda l'esotico. Ma anche l'orrido, viste le condizioni in cui versa un quartiere massacrato dai cantieri, dalla sporcizia, dagli accampamenti dei senzatetto e ora anche dai ratti. Diversi sono stati gli avvistamenti dei roditori da parte dei residenti di San Babila, in particolare a ridosso delle macerie del cantiere del parcheggio di via Borgogna, che tra un mese celebra un anno di totale abbandono. Una situazione che pende dalle decisioni del Consiglio di Stato, che dieci mesi fa ha sospeso i lavori di realizzazione di un megaparcheggio sotterraneo e che non ha ancora emesso sentenza. Il risultato è che la piazza da un anno è spaccata in due e versa nel degrado, causando pesanti disagi ai cittadini ma soprattutto gravi danni agli esercenti della zona che si sono invano ripetutamente appellati a Palazzo Marino. Ma il Comune fa orecchie da mercante, a cominciare dall'assessore alla Mobilità e Ambiente Marco Granelli. L'assessore e il sindaco sono stati sollecitato per iscritto dai commercianti (alcuni storici come Mazzolari, Bastianello, Gin Rosa), ma anche dai residenti di via Borgogna che hanno commissionato una perizia evidenziando i rischi degli scavi per i fabbricati. «Le risposte non sono mai arrivate, a dimostrazione della scarsa considerazione che questi amministratori hanno nei confronti del disagio dei cittadini» denuncia l'avvocato Sandro De Bruno, legale rappresentante della società Bryan & Barry. Durante una seduta consiliare di pochi mesi fa, Granelli aveva del resto sfacciatamente dichiarato come la questione non lo riguardasse, essendo ora di competenza del Consiglio di Stato. «Niente di più falso - continua De Bruno - perchè il Comune avrebbe il dovere di verificare le perizie o eseguirne di proprie, a fronte di un progetto che prevede scavi di 17 metri a distanza illegittima da fondamenta che, negli anni '50, non erano di cemento armato. Abbiamo anche offerto al Comune di sostenere uno studio da parte del professor Gianpaolo Rosati, docente del Politecnico e uno dei massimi ingegneri delle strutture italiani. Risposta? Come al solito zero».

Ma forse quella di Palazzo Marino non è solo ignavia. «Il buon senso e la buona fede avrebbero voluto che si aspettasse l'esito dei ricorsi prima di transennare tutta l'area - dice l'avvocato - e invece proprio nei giorni immediatamente precedenti e anche successivi al pronunciamento del Consiglio di Stato, abbiamo assistito ad una anomala accelerazione del cantiere. Il risultato è che la piazza è inutilmente paralizzata e che la società Expo Borgogna Parking ha già cominciato a chiedere danni milionari. A chi? Sempre ai cittadini, ovviamente».

Già, quella stessa società che, all'atto della convenzione con Palazzo Marino, ha fornito una fideiussione assicurativa rilasciata da parte di una compagnia di un Paese «black list», mentre lo stesso piano economico finanziario è stato asseverato da Banca Etruria, nota per le vicende che ne hanno evidenziato il dissesto. «Sindaco e assessore continuano a nicchiare con l'alibi di aver ereditato una situazione, che però oggi non possono esimersi da gestire».

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