Al Carcano si riparte con "Cani e Gatti"

Al Teatro Carcano si è alzato il sipario della nuova stagione teatrale, all'insegna del buonumore e del divertimento, con un ospite molto atteso dalla platea milanese, avvezzo a mettere in scena la contemporaneità della tradizione del teatro partenopeo

Al Carcano si riparte con "Cani e Gatti"

Al Teatro Carcano si è alzato il sipario della nuova stagione teatrale, all'insegna del buonumore e del divertimento, con un ospite molto atteso dalla platea milanese, avvezzo a mettere in scena la contemporaneità della tradizione del teatro partenopeo.

Luigi De Filippo, artista a 360 gradi, con il garbo e il buongusto che da sempre lo contraddistinguono, tiene a battesimo (fino al 20 ottobre) il ricco cartellone del Teatro Carcano con «Cani e Gatti» di Eduardo Scarpetta, «una commedia divertente e attuale che - come dice lo stesso Luigi, nei panni dell'attore e del regista-, nonostante i numerosi anni sulle spalle (scritta nel 1901), racconta di una vicenda di forte modernità, letta in modo umoristico, per affrontare in maniera intelligente e spassosa il problema della gelosia». Con più di un secolo di storia, la commedia, che andò in scena l'ultima volta nel 1970 in un adattamento di Eduardo De Filippo che ridusse lo spettacolo da tre a due atti, non ha di certo perso la sua sorprendente comicità. Questo grazie a Luigi che, con grande personalità e nel rispetto della tradizione del teatro napoletano, senza sfumare l'imprinting del nonno Scarpetta, propone la sua riduzione rivolgendosi ad un pubblico attuale. Rosina e Don Salvatore, assistendo alle continue liti della figlia Ninetta col suo coniuge Ciccillo, causate dall'esasperante gelosia della prima, decidono di fingersi cani e gatti con l'obiettivo di dimostrare, alla giovane coppia, come l'incessante litigiosità possa minare l'armonia di un'unione serena e avere così conseguenze nefaste.

Sulla scena, attorno alla vicenda che si sviluppa attorno alle due coppie impegnate tra discussioni più o meno accese e liti più o meno vere, gravita una moltitudine di altri personaggi, tutti rappresentanti di una simpatica, spiccata e vivace napoletanità. «Lo spettacolo - racconta De Filippo - è davvero divertente: il pubblico ha bisogno di svago intelligente. Da tre anni sono direttore artistico del nuovo Teatro Parioli che ho intitolato a mio padre Peppino De Filippo e con mia moglie Laura stiamo impegnando energie e risorse economiche di famiglia in nome della cultura. Il teatro, del resto, era destinato a diventare un garage: non si poteva assistere ad un tale scempio. Siamo seduti su un mare di "petrolio" che si chiama cultura e invece di essere incoraggiati a difenderla e a promuoverla, siamo costretti ad andare a chiedere l'elemosina proprio perché le istituzioni sono completamente assenti e disinteressate. E non parlo solo di teatro. La cultura infastidisce perché sollecita le menti, mentre fa comodo a tutti appiattire la gente per non farla pensare, offrendo loro quotidianamente il deludente spettacolo della Tv dove, per far ridere, si urlano parolacce e per catturare l'attenzione si mettono i sederi di fuori».

Interprete per eccellenza del teatro classico napoletano De Filippo amerebbe anche portare in scena «Il Guardiano» di Pinter o l'«Otello» di Shakespeare: «Mi piacerebbe, ma il pubblico mi reclama con il teatro di tradizione di De Filippo, di grande umorismo e comicità».

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