Catturato il piromane. In 12 giorni 18 incendi

Il filippino, incensurato, dava alle fiamme le auto. Cominciò dopo delusione d'amore

Catturato il piromane. In 12 giorni 18 incendi

C'è una storia d'amore finita dietro il caso del piromane di Maciachini. Dopo due settimane di auto date alle fiamme durante la notte e di terrore fra i residenti della zona la polizia ha trovato il presunto responsabile. È un ragazzo filippino di 20 anni, incensurato, regolare in Italia e con un lavoro da cuoco. Avrebbe cominciato con gli incendi dolosi dopo aver rotto con la propria fidanzata.

Il giovane è indagato a piede libero per incendio doloso e danneggiamento. A lui sono arrivati, dopo una lunga indagine, gli agenti del Commissariato Comasina, guidati dal dirigente Antonio D'Urso. Gli episodi contestati sono in totale sette, con ben 18 auto parcheggiate incendiate in 12 giorni, tra il 17 e il 28 luglio scorsi. Il 20enne colpiva in una zona piuttosto circoscritta e vicina a dove abita, in via Bernardino de Conti. Avrebbe dato alle fiamme vetture in via Bellerio, via Bracco, via Pavoni, via Legnone. Le indagini sono partite in salita. Le vetture prese di mira infatti erano diverse fra loro per marca e modello e i proprietari non avevano elementi in comune. Gli obiettivi erano scelti a caso. Ricorrevano però due aspetti. L'orario dei blitz, sempre tra mezzanotte e le 3.45, verosimilmente alla fine del turno di lavoro del piromane. E il fatto che nelle immagini delle telecamere di sorveglianza compariva sempre un uomo che sbucava nella via del rogo. Tranne, non a caso, in quello di via Bernardino de Conti. Inoltre il modus operandi ricorreva: le fiamme venivano appiccate con un accendino a partire dal faro posteriore.

Il primo episodio però, quello del 17 luglio in via Bellerio, ha fatto accendere una scintilla nella mente degli investigatori. Oltre a una vettura era stato incendiato un citofono, un gesto che suggeriva un movente personale o passionale. Sono state quindi individuate dieci coppie della zona che avevano avuto problemi arrivati sul tavolo del Commissariato. E dopo aver incrociato tabulati telefonici, testimonianze e telecamere di sorveglianza, si è arrivati alla ex ragazza del 20enne denunciato, la quale appunto abitava nel palazzo colpito. I due si erano lasciati e lei all'inizio di luglio aveva denunciato il filippino, che era caduto in depressione e aveva comportamenti aggressivi. Da qui sono partiti i pedinamenti notturni del giovane, che però dal 29 luglio ha smesso di dare fuoco alle macchine dopo che lo aveva fatto quasi ogni sera nei 12 giorni precedenti. Forse si era accorto di essere sotto sorveglianza.

Due giorni fa la polizia ha comunque bussato alla sua porta e ha perquisito la sua casa. Sono state trovate quelle che sono considerate prove importanti a carico del filippino.

Lo zaino e il cappellino indossati durante i blitz e ripresi dalle telecamere. E, conservate nel suo cellulare, le foto delle auto e del citofono dati alle fiamme. Le immagini raffigurano, tra l'altro, il momento in cui l'incendio viene appiccato. Lui ha continuato a negare ogni cosa.

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