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Il Cav battezza Fontana: "È serissimo e capace. Lombardia prima in Ue"

Due ore di discorso tra battute e attacchi: "Su Ema sindaco e governo dei dilettanti"

Il Cav battezza Fontana: "È serissimo e capace. Lombardia prima in Ue"

«Se svengo non spaventatevi, sono svenuto qui tante volte» è la battuta di esordio di Silvio Berlusconi nel suo Teatro Manzoni, al fianco del candidato presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Cantano insieme anche l'inno nazionale di Mameli, e il Cavaliere, dopo il coro «Fratelli d'Italia» intonato dall'intera platea, ironizza: «Pronti alla morte, no, molti qui prima si dovrebbero confessare». E ancora, scherzoso con gli alleati: «Non era un inno a Giorgia Meloni ma a tutti noi e a tutti gli italiani».

Berlusconi abbraccia il candidato a Palazzo Lombardia, racconta che a parlargli bene di lui è stata la sua fidata Licia Ronzulli, perché i due hanno lavorato fianco a fianco per anni alla Fiera di Milano. Lo sostiene con decisione: «È una persona serissima e capace, ci assicura di continuare nel buongoverno della Regione. In Lombardia ci sono le elezioni più importanti d'Italia». Nel frattempo si mantiene sul suo tono ironico, che rimane durante le oltre due ore di discorso: «Attilio è stato un ottimo sindaco di Varese. Ho avuto due o tre fidanzate e ne ho ricevuto grandi referenze». C'è un solo ma che fa parte della sbandierata passione per il look lindo e ordinato che è un must di Berlusconi: «Era un bel signore risorgimentale con barba e baffi. Poi, quando ha saputo che doveva venire da me con Salvini, ha tagliato tutto. Stava molto meglio prima!». Il candidato non si scompone: «Me la faccio ricrescere subito». Come dire che la Lombardia, con le sue elezioni più importanti d'Italia, val bene una barba.

Fontana era già stato accolto con grandi applausi dalla platea azzurra in attesa di Silvio. «Sento il calore di Forza Italia e l'onore di parlare prima di Berlusconi» dice. Ma soprattutto rivela di sentire un clima simile a quello del 1994, lui che da avvocato è stato tra i primi a entrare nella Lega e così anche a seguire le alterne vicende dell'alleanza con Forza Italia: «Ho ritrovato l'entusiasmo del centrodestra dei tempi d'oro». Poi si lancia in dichiarazioni roboanti: «Da 23 anni il centrodestra governa la Lombardia e la regione è tra le migliori d'Europa. Ora diventerà la migliore d'Europa. Avere lo stesso governo in Regione e in Italia ci darà grandi opportunità».

La ricetta Fontana è quella che l'avvocato candidato ha già spiegato più volte. Rimanere nel solco dei predecessori, aggiungendo le potenzialità che potrebbero arrivare dall'autonomia: «La controparte non riesce a fare proposte concrete e critica ciò che è stato realizzato. Ma attenzione a toccare un giocattolo ben fatto. È facile fermarlo ma difficile farlo ripartire». In questa campagna elettorale in giro per la Lombardia («Fontana è instancabile» ha appena detto di lui Mariastella Gelmini), racconta di aver trovato «aziende ad altissima tecnologia sperse in mezzo alla campagna» e molti imprenditori entusiasti dell'assessore a Istruzione e Lavoro, Valentina Aprea: «Quando faccio il suo nome sorridono tutti, perché dicono che quella della formazione è la strada giusta. Cercheremo di mettere più risorse e di fare ancora meglio». Ma prima di tutto, osserva, bisogna vincere: «La partita non è finita, non credo ai sondaggi, siamo zero a zero e dobbiamo mettere dentro un golletto». La rete è tessuta soprattutto da «quelli che non hanno ancora deciso per chi votare».

Nella sala stracolma si parla anche di Ema e Berlusconi torna ad accusare il governo e Palazzo Marino della responsabilità di avere perso la partita. «A Bruxelles non c'era il sindaco di Milano, né il ministro degli Esteri né quello della Sanità. Siete dei dilettanti» l'attacco rivolto a chi, secondo lui, avrebbe potuto conquistare l'Agenzia europea del farmaco per Milano e invece se l'è fatta soffiare dagli olandesi, mentre Amsterdam non è nemmeno pronta ad ospitare la sede. «È la ventesima volta che lo dice, è convinto che ripetere le cose funzioni di più» replica a breve distanza il sindaco Sala.

Tra il calcio e le metafore, c'è spazio anche per un siparietto con Adriano Galliani e Mariastella Gelmini. «Galliani è passato dal Milan alla politica, cioè da dove c'erano i soldi a dove non ce ne sono» scherza il leader di Forza Italia, che trova anche il modo di imputare a Angelino Alfano di avergli nascosto per anni la fede juventina, fingendo di essere del Milan. «La Gelmini si batte giorno e notte, parla con tutti e non mi chiede mai una lira» il massimo dell'elogio. Invece Galliani, sorride, «era abituato a spendere in un giorno 130 milioni per un calciatore, 30 per un centrale e 35 per una difesa. E io qui non ho neanche i soldi per una cravatta». Il tasto del denaro colpisce.

Tra tante promesse, alcune molto politiche, altre assai dispendiose, è di fronte al progetto di togliere il tetto alle spese in contanti che arriva uno degli applausi più entusiasti. Una lezione imprevista anche per il candidato Fontana.

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