Ma il centro già pullula di garage (semivuoti)

Da via Mascagni a piazza Meda, una decina gli autosilos a due passi

Inopportuno e antistorico. Il progetto immobiliare che vorrebbe mettere a ferro e fuoco via Borgogna con un megaparcheggio sotterraneo di quattro piani, oltre che contro gli interessi dei residenti, sbatte contro una realtà che vede il centro storico pullulare di autosilos per la maggior parte dei casi sottoutilizzati. Per non dire semideserti. Nella mappa che pubblichiamo qui a margine se ne contano una decina, alcuni situati a poche decine di metri dal futuro cantiere di «Expo Borgogna Parking». A cominciare dal Parcheggio Multipiano Mascagni con 900 posti auto. Negli anni '90, ricordano i residenti, il cantiere di via Mascagni avrebbe dovuto estendersi anche in via Borgogna ma, a quel tempo, la Sovrintendenza bloccò tutto proprio per la presenza dei reperti archeologici. Autosilos numerosi quanto sottoutilizzati, si diceva. Come quello, vicinissimo, di piazza Meda. O come il Giordano Parking di via Cino Del Duca, l'Autorimessa di Corso Venezia 11, il Mediolanum Parking di largo Corsia dei Servi, il Matteotti Parking di via San Pietro all'Orto, il Garage Conservatorio di via Conservatorio, il garage Zeus di corso Europa, il Gran Garage di via Corridoni, o il Garage Visconti di via Visconti di Modrone. Gli autosilos totalmente privati non godono certo di miglior salute, come i cinque piani interrati di via Cerva, proprio all'angolo di via Borgogna, dove pullulano gli affittasi e i vendesi. E ora gli attuali proprietari di quei box si domandano sconcertati: «Come faremo a passare quando il cantiere chiuderà - come nei piani - anche via Cerva?». D'altro canto la riduzione dell'accesso delle auto nel centro storico è stato fin dall'inizio uno dei cavalli di battaglia della giunta Pisapia. Una rivoluzione sbandierata e culminata con il Piano urbano per la mobilità sostenibile (Pums) con cui nel luglio del 2013 Palazzo Marino dettò le linee guida al nuovo Pgt. Per disincentivare l'accesso delle auto nell'area C, la giunta promise di garantire mezzi pubblici più efficienti, piste ciclabili, potenziamento di bike sharing e car sharing e nuove aree pedonali. Una vera e propria battaglia all'auto, almeno a parole. «A Milano ci sono 58 auto ogni 100 abitanti - tuonò l'assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran - mentre le città con cui ci confrontiamo ne contano meno di 40. L'obiettivo è convincere i milanesi a rinunciare alla seconda auto. Una macchina costa circa 7000 euro all'anno a famiglia e se togliessimo le 120-130 mila seconde e terze auto immatricolate a Milano avremmo un risparmio di un miliardo». Parole sante, anzi sacrosante.E sentite quelle del sindaco Pisapia, inderogabile sul rispetto delle norme per il bene pubblico: «Non vogliamo certo educare nessuno - disse - ma vogliamo che siano rispettate le regole e che si rafforzi una coscienza civica e civile che possa portare al rispetto e alla sicurezza di tutti. Non si può imporre a tutti di andare in bicicletta, ma si possono porre le condizioni perché questo diventi più vantaggioso. Ciò porterà a una città più pulita, attrattiva e moderna». Per Pisapia, «il piano urbano della mobilità sostenibile non è un libro dei sogni, è un passo in avanti per migliorare la qualità della vita della città.

È un provvedimento atteso da 10 anni». E che, come il sindaco oggi annuncia nei teatri, contribuirà a lasciare ai cittadini e al suo successore una Milano «bella e senza più scempi». Già, peccato il panettone indigesto di fine legislatura. MdM

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