«Che ridere, porto in scena il ballottaggio»

Enrico Bertolino in un instant show sul voto: «Con me anche i candidati»

Antonio Bozzo

Gli indecisi per il voto al ballottaggio hanno due sere, prima del turno finale, per divertirsi e meditare sui candidati rimasti in corsa: Giuseppe Sala (per il centrosinistra) e Stefano Parisi (centrodestra). Merito di Enrico Bertolino, che con Luca Bottura si è inventato un instant show in due appuntamenti, al Teatro Nuovo martedì 7 e mercoledì 8 alle 20.45, quando si discuterà sugli esiti del primo turno di elezioni per dare un sindaco a Milano. Lo spettacolo, che prevede in scena anche Sala (il 7) e Parisi (l'8), si chiama «Vota tu (che a me viene da ridere)»; Bertolino sarà spalleggiato da Teo Ciavarella, che al piano accompagna lo show con musiche originali e altre da canzoni di Gaber, Jannacci e Memo Remigi. «Sono contento, un'idea come questa può diventare un format anche per la televisione», si entusiasma Bertolino. «Sto già pensando a girare l'Italia, nei teatri anche minori, per mettere a confronto due punti di vista, incarnati da politici o altri, sulla Costituzione. Ne vedremo delle belle». Sì, ma ora pensiamo alle elezioni a Milano. «Certo. Consiglio agli elettori di venire a teatro tutte e due le sere: sarà uno spettacolo di storia ironica e in salsa comica. Si ride, lo assicuro, e ci si chiariscono le idee». Un talk show? «No, in televisione sarebbe un late show, che va in onda in ultimissima serata. Ma oggi i programmi di prima serata si allungano fino a ore impossibili, quello spazio se lo sono mangiato. In teatro non ho questi problemi. Racconto pezzi di storia di Milano. Esempio, lo sa che i Navigli sono un'opera incompiuta, peggio della Salerno-Reggio Calabria? C'entra Azzone Visconti: con un nome del genere non poteva che fare castronerie. Parto da lì e parlo, interrogo i due candidati a Palazzo Marino. Lo scheletro dello show, esile, cambierà ogni sera, grazie a Sala e Parisi. Due manager che si prodigano per Milano. Penso, semmai, che siano i loro sponsor politici a fare qualche pasticcio: se parlano Renzi e Berlusconi ho la sensazione che i candidati perdano subito qualche punto». Ma a lei, Bertolino, votare la fa ridere? «Per niente. E invito tutti a votare al ballottaggio, io non manco mai una convocazione alle urne, anche se a volte mi scaldo poco, come con le trivelle. C'è chi è morto per farci votare, non dimentichiamolo». Di cosa ha bisogno Milano? «Di non essere presa in giro, di lavorare, di guardare avanti. Sono milanese, so che questa città quando vuole sa superare ogni crisi e diventare guida per il resto d'Italia». Sala e Parisi risponderanno alle domande di Bertolino, si divertiranno («spiegherò anche il significato di ballottaggio, che deriva da ballotte, castagne: erano utilizzate nella Firenze del Rinascimento per contare i voti del Consiglio»), forse saranno spiazzati dalla furia satirica del comico.

Ma l'intendimento di Bertolino non è questo, si tratta quasi di un «servizio civico» che non prevede neppure un briciolo di noia. La regia è di Massimo Navone, Enrico Nocera ha collaborato ai testi con Bertolino e Bottura.

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