«Chi difende l'infermiera che fa obiezione di coscienza?»

Chi si indigna e chi la considera un'eroina, una piccola Antigone dibattuta tra la coscienza e la legge. Personaggio fuori del comune Chiara, l'infermiera di Voghera che ha fatto obiezione alla pillola del giorno dopo e ha pagato di persona, con dimissioni che fanno discutere il Pirellone. Arrivano nuovi dettagli con la risposta all'interrogazione di Stefano Carugo aprono domande nuove. L'infermiera è al pronto soccorso tra le 7 e le 14. Una donna chiede la pillola del giorno dopo. Chiara avrebbe dovuto registrarla e attribuirle un codice di accesso. Invece la invita a riflettere sulla sua decisione, dalla quale può «derivare l'interruzione di una vita umana». Le dice di tornare alla fine del suo turno, oppure di andare all'Asl, se fosse rimasta convinta di prendere il farmaco. Scena simile durante una notte.

Come abbiano reagito le donne non si sa, se abbiano cambiato idea o chissà, perché a protestare non sono state loro ma uno zelante collega. I superiori hanno chiesto spiegazioni. L'obiettrice ha confermato: non riusciva a collaborare in alcun modo con un possibile aborto. Le hanno detto che rischiava il trasferimento, lei invece di difendersi ha confessato che aveva cercato di far riflettere non solo due donne, ma cinque.

Quando stava per partire l'indagine disciplinare, ha tolto tutti dall'imbarazzo e si è dimessa. La domanda è risuonata in aula: «In Lombardia è garantita la possibilità di esprimere la propria obiezione di coscienza, soprattutto se si rispettano i principi del codice deontologico?».

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