La chiave del mistero in quei resti umani ritrovati 5 anni dopo

Il figlio Michele Procopio non vuole più parlare di lei con estranei o giornalisti. «Le persone come me - aveva dichiarato qualche anno fa davanti alle telecamere - hanno dentro un dolore costante. Perché non puoi prendere in giro la mente». La chiave della sua personalissima porta dei ricordi che fanno troppo male, infatti, la tiene ben nascosta dentro di sé. Difficile dargli torto o non comprendere. Quando sua madre Paola Gallo, scomparve all'improvviso, il 15 gennaio 1998, lui aveva appena 14 anni e lei, 34enne, era la persona a cui era più legato al mondo. Si volevano un gran bene Paola e il suo Michele, lo sapevano tutti a Rho. Dove insieme, madre e figlio, avevano appena finito di ristrutturare e arredare casa. Nonostante la separazione dal marito (il papà del ragazzino) stesse trasformandosi in un divorzio in piena regola, Paola era convinta che a lei e al suo bimbo il futuro potesse riservare solo cose belle. Quel matrimonio, con l'uomo che era stato il suo primo amore, era arrivato quando lei era ancora troppo giovane, ne era consapevole. Così, il distacco, quasi inevitabile, qualche anno prima, per Paola non era stato un trauma. Tutt'altro. Proprio in quei giorni, tra l'altro, la donna avrebbe dovuto prendere servizio in una clinica dove aveva trovato un impiego. E quel 1998 era iniziato davvero sotto il migliore degli auspici: da qualche anno Paola aveva un nuovo compagno, Francesco «Franco» Moscato, 41 anni, siciliano di Gela. E ne era sempre innamoratissima. Sì, Franco, simpatico ed espansivo. Come lei. Un uomo sposato, con figli, pregiudicato, già condannato più volte. Nonostante i suoi trascorsi quel tipo, da alcuni giudicato un po' arrogante, da altri solo molto spontaneo, la rendeva felice. E poi lui le aveva promesso che quei suoi foschi trascorsi erano ormai acqua passata. Paola gli aveva creduto: per lei, così estranea a quel mondo, Franco era cambiato. Così tanto che non aveva mai osato chiedergli di lasciare la moglie e i figli, a cui lo sapeva legatissimo.
Così quel giovedì, quando Franco la invita a trascorrere una giornata a Genova con amici, suggerendole di preparare alcuni panini, Paola Gallo accetta con gioia. «Una scampagnata. Saremo di ritorno stasera» promette l'uomo. Quel pomeriggio, infatti, la coppia parte sulla Bmw station wagon nera di Franco. Sereni, sorridenti. Come chi può andare incontro solo a qualcosa di bello. Così, quando intorno alle 21, Paola telefona da un apparecchio fisso a Michele per chiedergli come stava e dirgli che si sarebbero visti il giorno dopo, il ragazzo non ha nessuna ragione di pensare che quel momento, quella voce, sarebbero rimasti l'ultimo, preziosissimo ricordo della sua mamma.
Paola e Franco, infatti, da quel giorno nessuno li ha più visti. Michele e gli zii, i fratelli di Paola, dopo 48 ore dalla sparizione della donna, sporgono denuncia ai carabinieri di Rho. Nei giorni e nei mesi successivi fanno appelli sui giornali e appaiono più volte a «Chi l'ha visto». Ricerche estenuanti, dolorose. Ma senza risultato. Secondo le indagini dei militari la coppia, quindici anni fa, non sapeva che non sarebbe più tornata. Quella di Paola e Franco, insomma, non sarebbe una fuga volontaria. Dai risultati dell'inchiesta e dalle intercettazioni telefoniche, infatti, gli uomini dell'Arma accertano che la Bmw raggiunge Milano, percorre la tangenziale fino alla barriera di Milano ovest dove prende l'autostrada che porta a Genova. Dopo 32 chilometri, però, succede qualcosa d'imprevisto, qualcosa che fa cambiare la destinazione dei due innamorati. Franco, infatti, anziché continuare verso il capoluogo ligure, esce al casello di Bereguardo (Pavia). È una certezza: alle 16.35 il pedaggio risulta essere stato è stato pagato con la tessera Viacard dell'uomo. Circa un'ora e mezza dopo, alle 18, l'ultima traccia del cellulare di Franco, individuato a Trecate, in provincia di Novara. Poi più nulla.
Dopo 5 anni di assoluto buio sulla vicenda, nel 2003 comincia a prendere corpo la tesi dell'eliminazione fisica della coppia. Secondo il nucleo d'investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di Finanza (Gico) Franco - già condannato per rapina a mano armata - trafficava nel campo della droga e del recupero crediti per conto di usurai siciliani. Potrebbe essere incappato in un regolamento di conti di cui Paola sarebbe stata inconsapevole testimone e vittima? Lo proverebbe il ritrovamento, nel marzo 2009, di alcune ossa ritrovate nei pressi di un capannone in una zona dismessa proprio nei pressi di Trecate. Qualcuno, legato ai precedenti penali di Franco, potrebbe aver attirato i due con un pretesto in quel posto isolata e averli eliminati.

I medici legali, però, non sono mai stati in grado di stabilire con certezza se si tratta proprio dei poveri resti della coppia. E la scomparsa di Paola Gallo, anche per il suo Michele, può continuare a restare un mistero.

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