Chinatown in campo: le lanterne rosse illuminano il derby

I nuovi tifosi sono già scaramantici. Chi vince? Non si sa. E già iniziano gli sfottò...

Paola Fucilieri

Un derby è un derby, senza eccezioni, senza regole e fortunatamente, per almeno 90 minuti, senza respiro. Il tifo segue bandiere e cuori differenti, ma un'unica fede: quella pallonara. Per questo, anche ora che le proprietà di entrambe le società non fanno più propriamente capo a Milano, Inter-Milan di domani (inizio ore 20.45) avrà solo molti, moltissimi tifosi in più. Ma dagli occhi a mandorla. Perché se «la Cina è (sempre più) vicina», stavolta questo può solo significare quanto il calcio resti sempre, valorosamente milanese.

Perlomeno questa è l'aria - euforica, pacifica, ma soprattutto senza frontiere - che si respira da giorni tra piazzale Baiamonti e piazza Gramsci, confini ormai solo virtuali e indicativi di quella Chinatown testimone della seconda stracitaddina con le due squadre di calcio di proprietà cinese. Ed è bello notare i vessilli rossonerazzurri che sventolano nel cielo limpido e sereno di ottobre lungo via Paolo Sarpi come, fino a pochi anni fa, accadeva solo per bandiere cinesi per celebrare importanti occasioni ma di carattere strettamente orientale.

«Li Yonghong (l'imprenditore e dirigente sportivo cinese, attuale proprietario del Milan, ndr) qui è conosciuto pochissimo, ma è un tipo in gamba che avrà a cuore l'eredità rossonera» spiega in un italiano perfetto Hui Guo, 21enne studente di architettura al Politecnico, mentre chiacchiera (sempre nella nostra lingua) lungo via Bramante con altri tre coetanei dagli occhi a mandorla. «Sì, parlavamo proprio di calcio, della partita - racconta sorridente -. La maggioranza qui dice di tifare Milan, ma chi può dirlo? Gli interisti sono più riservati, a volte fingono di non tenere a una squadra milanese, ma forse temono solo la sfortuna che li ha perseguitati per anni...» si sbilancia il ragazzo. Forse senza comprendere fino in fondo quanto una dichiarazione del genere, magari «sparata» ad alta voce fuori da San Siro in una giornata calda come quella di domani, potrebbe costargli un'aggiustatina ai connotati...

«No, tenere al Milan o all'Inter non è più facile o naturale per le nuove generazioni - assicura serio, dopo essersi fatto pregare non poco, Jiang Sun, 61enne commerciante d'abbigliamento in via Sarpi -. Qui ci conosciamo tutti, perlopiù proveniamo dalla comunità dello Zhejiang dove il Milan, insieme al Manchester United e al Bayern Monaco, è una delle squadre più seguite. Qui no, qui ci sono più nerazzurri che milanisti. Mauro Icardi è una vera star per i tifosi di Chinatown, sa?».

E gli italiani che vivono da queste parti? La maggior parte dei signori maschi mugugna chiedendosi «da dove arrivino i soldi» anzi «tutti quei soldi».

Mentre le donne non hanno dubbi, almeno estetici: Montella sarà pure «caruccio», ma Spalletti comunica «quel certo charme che fa tanto vincitore» come non esita a esternare una bionda dal fisico tatuato (e con il portafoglio con lo stemmino nerazzurro).

Mah! Domani decidere sarà comer sempre il campo. E in curva, pur di sostenere a dovere gli eroi schierati secondo il modulo perfetto, penseranno solo a «far numero»: la passione sportiva è uguale a tutte le latitudini.

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