Città crocevia delle culture E la fede torna fatto pubblico

di Paolo Branca*

Fino a non molto tempo fa, difficilmente si sarebbe potuto immaginare quale rilevanza le religioni avrebbero progressivamente riguadagnato nella sfera pubblica, un po' a tutti i livelli. Una certa accezione miope della modernità sembrava anzi decisamente escluderlo: gli stili di vita tradizionali erosi dal consumismo, la privatizzazione della fede, l'egemonia di ideologie laiche come il nazionalismo e vari modelli rivoluzionari persino in vaste zone dell'Asia e dell'Africa facevano presagire l'inesorabile tramonto del sacro a favore del secolarismo. Ancora una volta la realtà si è fatta beffe delle nostre superficiali impressioni, costringendo a misurarci con domande che avevamo ritenuto definitivamente archiviate. Un'altrettanto banalizzante vulgata vorrebbe addossare la responsabilità di questo sgradito fuori programma all'emergere del radicalismo islamico, abbinata all'equazione liquidatoria: scomparsa delle fedi = pace universale. Invece le identità stanno riemergendo, anche a causa dello spaesamento provocato da una globalizzazione che nessuno pare in grado di gestire e che, dopo l'iniziale euforia, mostra la carenza di principi e valori condivisi in grado di mantenere un livello appena sufficiente di coesione sociale.

Il rifiorire di credenze, tuttavia, ridotto al disperato aggrapparsi a qualsiasi cosa sembri in grado di galleggiare mentre tutto il resto affonda, è limitativo e potenzialmente esiziale per autentiche esperienze di genuina spiritualità. In questo senso, pur lungo percorsi distinti (...)

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