Città della salute in bilico «Dipende dall'immobiliare»

Città della salute in bilico «Dipende dall'immobiliare»

«È una questione complessa, dobbiamo valutare bene tutto perché ci sono tanti soldi pubblici in ballo». E soprattutto la salute dei cittadini. Così il governatore Roberto Maroni al termine della giunta ha confermato ieri l'allarme dell'assessore alla Salute Mario Mantovani sul rischio di un blocco del progetto Città della salute, il nuovo polo sanitario di eccellenza che dovrebbe unire l'Istituto dei tumori con il Besta sui terreni dismessi ex Flack a Sesto san Giovanni. Per questo Maroni ha dato incarico al segretario generale Andrea Gibelli di convocare il proprietario dell'area per capire se sia vero che la Sesto Immobiliare (cordata Davide Bizzi) è pronta alla bonifica del sito e all'annullamento del contratto di acquisto dalla società Risanamento, chiedendo la restituzione dei 345 milioni di euro sborsati. «Se fosse vero - ha spiegato Maroni - cambierebbe lo scenario, sarebbe un serio problema. La questione è seria, ce ne stiamo occupando, se non variano le condizioni non c'è motivo di cambiare area, ma le condizioni sono in rapida evoluzione». Parole che non sono piaciute al sindaco di Sesto san Giovanni Monica Chittò. «Il nostro è proprio uno strano Paese - dice - Realizzare un'opera pubblica è complicatissimo, le decisioni prese non sono mai definitive, spesso per effetto anche di interessi che paiono poco trasparenti. Noi, tuttavia, proseguiamo nella nostra azione per lavorare affinché si realizzi a Sesto la Città della Salute e della Ricerca». Poi la bordata al Comune di Milano che con il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris intravede la possibilità di riaprire la partita a favore di una collocazione più gradito a Palazzo Marino. «Stupisce - attacca la Chittò - che a distanza di un anno dalle decisioni e dagli impegni assunti, il vicesindaco di Milano chieda di rivedere scelte già fatte.

Preoccupa peraltro che l'unica ipotesi che ogni tanto riaffiora è ripensare al progetto coinvolgendo l'area del Cerba all'interno del Parco Sud e su terreni di proprietà privata di società di Ligresti, sull'orlo del fallimento».

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