"È la coda dell'infezione". Superati i 60mila guariti

Calano malati e ricoveri: 877 pazienti in meno. E in terapia intensiva restano solo 69 persone

"È la coda dell'infezione". Superati i 60mila guariti

I reparti Covid chiudono uno a uno e i numeri sono in costante miglioramento. Nonostante i residuali (e a volte strumentali) allarmismi, la realtà della Lombardia oggi è questa.

Parla di un «finale di coda dell'infezione» l'assessore al Welfare Giulio Gallera, commentando i dati quotidiani, che fanno tirare un nuovo sospiro di sollievo. I decessi del giorno sono 9, certo, perdite dolorose, ma il numero è lontanissimo dai picchi raggiunti a marzo, quando i morti si contavano a centinaia (si sono superati anche i 500 decessi). Anche gli ospedali fanno segnalare ottime notizie, con notevole calo dei ricoverati in terapia intensiva (-25 in un solo giorno) mentre il numero dei guariti/dimessi totali ha raggiunto e superato la soglia dei 60mila: per la precisione siamo a 60.361 persone, con un incremento di 877 pazienti guariti o dimessi in un giorno. E i ricoverati non in terapia intensiva oggi sono 1.902, anche qui con un drastico calo: 116 ricoverati in meno in un giorno. Le persone attualmente positive in regione sono in totale 15.233, anche qui con un sensibile decremento, nelle ultime 24 ore, di 743 casi.

In rete, cominciano a girare con sempre maggior insistenza, e sollievo, le fotografie di medici e infermieri che festeggiano la chiusura dei reparti Covid: da Voghera a CiniselloBalsamo, da Gallarate a Busto Arsizio, dal reparto Covid dell'ospedale San Carlo di Milano alla «Covid unit» della pneumologia riabilitativa della Maugeri di Pavia, dove intanto - al San Matteo - il primario della Rianimazione - usando la stessa espressione che poi impiegherà l'assessore - ha spiegato che casi gravi e decessi sono «una coda dei contagi di marzo e aprile», mentre nell'ospedale - uno dei più esposti fin dalla fine di febbraio - c'è ottimismo perché «una volta finito il lockdown non abbiamo più avuto casi gravi».

Dai dati quotidiani diffusi da Regione Lombardia e spiegati da Gallera, risultano ancora 143 nuovi contagiati su 7.044 tamponi eseguiti, con un'incidenza di positivi del 2% circa (in alcuni giorni è stata anche superiore al 20%, e ancora alla fine di aprile si aggirava sul 10%). Quei 143 positivi, però, devono essere collocati nella vicenda attuale, che vede eseguire in tutto il territorio lombardo un gran numero di test, che spesso inducono a eseguire tamponi. «È importante sottolineare - dice Gallera - che dei 143 positivi segnalati oggi (ieri, ndr) un numero rilevante si riferisce a infezioni di vecchia data. Nello specifico 54 sono da attribuire allo screening sierologico regionale (di cui 18 risultati debolmente positivi). Allo stesso modo, altri 24 casi sono stati riscontrati debolmente positivi su test effettuati dietro segnalazioni di medici di famiglia, Ats e ospedali, a cittadini e ospiti di Rsa, segno di un finale di coda dell'infezione. Molto significativo, inoltre, il dato dei ricoverati in terapia intensiva che diminuisce di ben 25 pazienti».

Con tutte le cautele del caso, a maggior ragioni di fronte a un virus in parte ancora sconosciuto e da studiare, siamo di fronte a una situazione molto

diversa da quella che si presentava poche settimane fa. E la realtà, oggi, è quella di un territorio che ha dolorosamente superato la fase critica e - senza abbassare la guardia - torna a guardare con speranza al futuro.

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