Compagni contro per il crac di Argenta

Dal processo di Ferrara sono usciti a mani vuote, o quasi. Sull'appello che si farà in dicembre a Bologna, non si fanno grandi illusioni, «perché, come può immaginare, dalle nostre parti la Lega delle coop e il Pd sanno farsi valere». Così, per sperare di avere giustizia, sono dovuti venire fino a Milano. Sono i trencentotrè dipendenti e soci di quel glorioso colosso della cooperazione rossa che fu la Coopcostruttori di Argenta, andata in default come qualunque impresa capitalistica nella primavera di undici anni fa. Dell'uomo che per vent'anni è stato alla testa della cooperativa, Giovanni Donigaglia, e che l'ha accompagnata fino al crollo, i suoi ex compagni non parlano male. Ce l'hanno, piuttosto, con quelli «che per far fuori Donigaglia hanno rovinato tremila famiglie».
Ma perché Milano, cosa c'entra Milano? Diffidando della giustizia emiliano-romagnola, i trecentrotrè hanno avuto una illuminazione: andiamo a scovare dove avevano la sede le società di revisione che per anni hanno certificato che i bilanci della Coopcostruttori erano in regola. Hanno scoperto che almeno una, la Ria Gran Thornton, sta a Milano. E così sono riusciti a incardinare davanti al tribunale civile di Milano la loro richiesta di danni contro tutti i responsabili e corresponsabili del disastro di Argenta. E insieme ai revisori e alle banche, hanno trascinato in tribunale anche la Lega delle Coop, sia nazionale sia regionale.
Se avessero potuto, avrebbero fatto causa anche al Partito Democratico: come si evince chiaramente dai cartelloni con cui alcuni di loro ieri presidiano il tribunale, «Legacoop e Pd, dove eravate?». Su, al secondo piano, nella stanza sovraffollata del giudice Guido Vannicelli, si tiene la prima udienza. Non sarà un processo né breve né semplice. I trecentotrè hanno chiesto un risacimento danni da venti milioni. Non sono solo stipendi e liquidazioni non pagati, sono anche soldi che per decenni le famiglie della zona hanno portato nelle casse della coop, con la stessa e maggior fiducia che se li avessero affidati in banca, e di cui a disastro avvenuto hanno recuperato meno della metà. La Coopcostruttori ormai non c'è più, ma secondo i vecchi dipendenti e soci la Lega e le banche devono rispondere per avere nascosto per sei anni la gravità della tragedia contabile. «La conseguenza è stata che fino a pochi mesi prima del crac, la gente dalle nostre parti continuava a portare i soldi alla cooperativa».


Il processo a Ferrara si è concluso in modo molto diverso da quanto chiedevano la Procura e le parti civili: a Donigaglia quattro anni e mezzo invece dei quattordici chiesti dal pm, pene scontate anche ai suoi collaboratori, una lunga serie di assoluzioni. E alle parti civili un risarcimento di duemila euro a testa, poco più che una mancia. «Speriamo - dicono in una pausa dell'udienza - che qua il Partito sia meno potente...».

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