Il Comune nel mirino dei clan. Manette nell'ufficio contratti

Sindacalista faceva da tramite tra famiglie e assessore. Ma D'Alfonso non era al corrente: "Mai state riunioni"

Il Comune nel mirino dei clan. Manette nell'ufficio  contratti

Era diventato famoso nel 2013, quando - da assessore al Commercio nella giunta di Giuliano Pisapia - aveva lanciato la sua crociata moralizzatrice contro uno dei grandi marchi del made in Italy, Dolce & Gabbana: annunciando il rifiuto di concedere la Galleria e il Castello agli stilisti siciliani per le loro sfilate perché - scrisse - «non abbiamo bisogno di farci rappresentare da evasori fiscali». I due, allora indagati ma poi assolti per reati tributari, chiusero per protesta i negozi. Ora Franco D'Alfonso, l'assessore protagonista di quella sparata, tocca tornare sulla ribalta della cronaca perché lambito a sua volta da una indagine giudiziaria: è lui, nell'inchiesta del pool antimafia di Ilda Boccassini, il politico milanese cui i clan catanesi si rivolgono attraverso un intermediario per allungare le mani sugli appalti del Comune.

Il tramite tra D'Alfonso e gli emissari delle famiglie è un sindacalista della Uil, Domenico Palmieri, finito a libro paga della banda e arrestato ieri. É Palmieri il 2 dicembre scorso a organizzare un incontro tra D'Alfonso e Emanuele Micelotta, calabrese di Melito Porto Salvo, anche lui in cella da ieri. «Palmieri faceva presente a Micelotta che in tale occasione avrebbero potuto parlare in via riservata con D'Alfonso, da lui già messo al corrente in modo sommario dell'oggetto del loro interesse»: D'Alfonso, ovviamente, non sapeva chi aveva davanti, e non viene indagato. «La riunione privata di cui si parla non mi è mai stata chiesta e non c'è mai stata», risponde ieri sera D'Alfonso. Ma l'episodio viene citato dal giudice nell'ordinanza di custodia eseguita ieri a riprova della vulnerabilità dell'apparato politico e amministrativo: ben più chiaramente dimostrata dall'arresto di Giovanna Afrone, dipendente dell'ufficio contratti del Comune di Milano, che «sembra condurre per mano i suoi corruttori nei meandri degli appalti pubblici».

Grazie alla Afrone, cui era stato promesso un nuovo posto per sé e la cugina, le società legate ai malavitosi catanesi come Luigi Alecci e Orazio Di Mauro sono riuscite, alla fine, a prendersi l'appalto per lavare le tende delle scuole milanesi: quarantamila euro, ma tutto fa brodo. E utilizzando i servigi di due consulenti ben introdotti - l'ex dipendente dela Regione Orazio Elia, oltre al sindacalista Palmieri - erano entrati in contatto con una lista di amministratori pubblici dell'hinterland: il sindaco di Assago Graziano Musella, il sindaco e il vicesindaco di Pogliano, il dirigente della città metropolitana Alberto Di Cataldo, da cui puntano a ottenere l'appalto per il ristorante all'Idroscalo. Misterioso il tentativo compiuto a Cinisello Balsamo, utilizzando il consigliere comunale Angelo Di Lauro, per trasformare in un locale di lusso la storica Villa Casati.

Ma di una richiesta di variazione d'uso il sindaco Siria Trezzi spiega ieri di non avere mai saputo nulla. E d'altronde, la villa appartiene ai Paolini: che rapporti ci sono, tra i mafiosi catanesi e la santa congregazione?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica