Conte rassicura ma il Pirellone sull'autonomia è in rivolta

Alberto Giannoni

«La riforma si farà». Arrivando al Pirellone ieri sera, il premier Giuseppe Conte ha provato a minimizzare sull'autonomia, vertenza aperta ormai da oltre un anno fra il suo governo e la Lombardia. Voleva rasserenare anche il governatore lombardo Attilio Fontana, che poche ore prima aveva sbottato contro l'ennesimo stop a una riforma che è attesa da molti lombardi ed è attesissima dai leghisti. Era evidentemente l'unico sicuro di un esito positivo, il premier, visto che per tutto il giorno si erano susseguite proteste e richieste, un po' da tutto il centrodestra. La ex vicepresidente della Regione, Viviana Beccalossi, aveva chiesto addirittura a Fontana di non incontrare Conte, mentre il consigliere lecchese Mauro Piazza(Fi) lo dichiarava «non benvenuto oggi in Regione».

I leghisti, poi, hanno dato segni di insopprimibile insofferenza verso gli alleati di governo, i 5 Stelle che a Roma bloccano la riforma. Ma anche i forzisti hanno spinto, e parecchio, sull'acceleratore.

«Il governo è finito, la Lega non perda ulteriore tempo» ha sentenziato il coordinatore regionale, Max Salini, mentre il vice governatore, Fabrizio Sala, avvisava che lo stop «rischia di affossare non solo il Nord, ma tutto il Paese», intimando: «Ora non è più tempo di rinvii», e il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi parlava di «un grande bluff»: «I lombardi sono stanchi di essere presi in giro». E quando Conte è uscito, rassicurando ancora, pochi si sono sentiti davvero rassicurati.

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