«Due caserme e il Cie per i nomadi»

Era il mese di maggio quando la giunta lanciò l'appello al governo: «Dateci due caserme per ospitare i rom». Lo scorso dicembre il sindaco è tornato alla carica, con il ministro alla Difesa Mario Mauro, e il 10 gennaio il Cdm ha approvato la dismissione di una ventina di beni demaniali in tutta Italia. Obiettivo dichiarato, alleggerire il peso di caserme e immobili vari inutilizzati sul bilancio dello Stato. A Milano ce ne sono due in palio: in vendita o permuta a privati oppure in cessione gratuita agli enti territoriali. La caserma Mameli di viale Suzzani (proprio una di quelle indicate la scorsa primavera dalla giunta) e la Piazza d'Armi di viale Forze Armate. E ieri l'assessore alla Sicurezza Marco Granelli ha confermato che «il Comune ha già presentato i progetti per averle, ci hanno lavorato i tecnici del mio settore e dell'Urbanistica. In vista di Expo 2015, ma ancora prima quest'anno per il semestre Ue, non possiamo presentare ai visitatori una città con tutte le situazioni di campi abusivi sparsi che conosciamo, bisogna trovare nuovi spazi anche per i senzatetto». Sembra ottimista sull'esito. Le due caserme spiega «potranno diventare centri di accoglienza, sul modello di quello creato con i container in via Lombroso». Una struttura per i nomadi e una per i clochard? Non è ancora definito, «ci metteremo d'accordo con il mio collega al Welfare Piefrancesco Majorino». Ma c'è una terza struttura a cui guarda il Comune, il Cie di via Corelli, il centro di identificazione ed espulsione dei clandestini a due passi da Linate. Anche in questo caso riferisce Granelli «abbiamo già chiesto al prefetto Paolo Tronca di fare pressing sul governo perchè lo trasformi in Centro di accoglienza». Una decisione che potrebbe arrivare a breve, visto che dal primo gennaio il Cie è stato chiuso per lavori di ristrutturazione dopo una serie di incendi dolosi e dovrebbe riaprire a febbraio. Ancora come Cie o il pressing andrà a buon segno?
Di integrazione dei rom e sinti si è discusso ieri a Palazzo Reale. Il Consiglio d'Europa ha presentato due progetti per l'inclusione, sostenuti ciascuno da 100mila euro di fondi per 5 Paesi. Presente il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge, «graziata» questa volta dalla Lega che aveva annunciato un sit-in ma si è concentrata sulla protesta davanti a San Vittore contro svuota-carceri e ministro Cancellieri. Tra i punti del piano si legge che «i cittadini rom debbono partecipare all'elaborazione dei bilancio e al controllo della sua realizzazione». Entreranno anche in giunta per votare le delibere? In attesa che si passi dalla teoria alla pratica, Granelli torna a battere cassa, chiedendo «fondi da governo, Ue e Regione per alleggerire i campi e creare percorsi di accoglienza». Sulle polemiche per il campo di via Idro, dove giorni fa è scoppiata l'ennesima maxi-rissa, l'assessore conferma che «quel modello è stato fallimentare, stiamo collaborando con le forze dell'ordine perchè siano arrestati i criminali. Ma non devono tornare lì a scontare i domiciliari, l'ho fatto presente. Superata l'emergenza, via Idrodiventerà villaggio solidale».
La Kyenge ha richiamato le Regioni, «solo un terzo ha già istituito un tavolo rom, necessario per l'inclusione». Non c'è la Lombardia.

E il governatore Roberto Maroni replica: «Noi abbiamo istituito i tavoli per gli esodati lasciati in mutande dal governo». Idem il segretario lumbard Matteo Salvini: «Tavoli rom? Espulsioni, come fatto in Francia dal ministro socialista Valis».

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