Cronaca locale

E Lello Arena diventa l'avaro di Molière

L'attore: «Oggi ci sono i nuovi tirchi che dividono tutto solo su Facebook»

Antonio BozzoPer diventare Arpagone bisogna essere generosi. Bisogna lavorare senza risparmio, calarsi nel personaggio con grandezza e leggerezza di cuore. Lello Arena da tre stagioni lo fa, per questo "L'Avaro" ha ovunque successo, con molte serate di tutto esaurito. A Milano, dove non lo avevamo ancora visto, sta in scena dal 14 al 23 gennaio, al Teatro Menotti. Inutile dire, ma lo diciamo, che come tutti i personaggi di Molière, Arpagone (che esordì sulle scene parigine nel 1668, e sin da allora molti videro debiti con le commedie di Plauto) è universale e vale per tutti i tempi: quelli odierni compresi, visto che sono in tanti coloro che mettono al primo posto il denaro, e i tesori materiali, sempre in pericolo di svanire. La trama dei cinque atti, con dentro un'energia comica potente, ruota intorno al vedovo Arpagone, preoccupato per il furto di un suo tesoretto, più che della situazione sentimentale nella quale un matrimonio combinato metterà la figlia. "Amici e parenti mi guardano storto da quando interpreto il grande avaro", scherza Arena. "Un uomo chiuso, incapace di condividere le emozioni, che non dà niente per niente, lascia qualche segno. Ma io sono il tipo opposto, la mia empatia verso gli altri è nota". Il mondo dello spettacolo è pieno di taccagni. "Vero. Nelle generazioni precedenti ancora di più: si faticava ad avere successo, una volta arrivati la paura di perdere tutto faceva chiudere le tasche. Quanti grandi attori non offrivano neppure un caffè. Oggi ci sono i nuovi tirchi: quelli generosi sui social, che dividono tutto in Facebook, ma che neppure sotto tortura regalerebbero un emozione nella vita reale". Milano fa paura? "No, arriviamo con lo spettacolo per la prima volta, ma si tratta di un lavoro in scena da anni, una cosa rara e bella per una produzione italiana. Insomma, partiamo bene, no?". Lo spettacolo è fatto con la compagnia che da anni lavora con l'attore napoletano, il quale ormai ha il teatro come primo impegno. "Sto preparando "Parenti serpenti", che nel 1992 fu un film di Monicelli". Forse per scacciare l'idea dell'avarizia, il Teatro Menotti accompagna la messinscena con una iniziativa benefica: il pubblico viene invitato a donare cibo al Banco Alimentare della Lombardia Danilo Fossati onlus, per le famiglie bisognose.

Non lo dice, ma siamo sicuri che Lello Arena, in un intervallo dei cinque atti, sarà il primo a fare una generosa donazione.

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