Rispetto a due anni fa, non è cambiato niente. Anzi. Dall'ultimo sopralluogo di Matteo Salvini, sempre ad agosto, nel casello daziario sull'asse tra l'Arco della Pace e il Castello Sforzesco, i muri sono ancora più ammuffiti, c'è il rischio che un giorno o l'altro crolli un pezzo. Ci sono di nuovo topi morti sulle scale, sono aumentati il pattume e le tracce dell'accampamento abusivo di disperati. In tutte le cinque stanze del piano superiore, letti di fortuna, bottiglie vuote di vino e birra, un trolley, anche la bandiera del Milan e qualche libro (evidentemente il soggiorno non è stato breve). Anche al piano inferiore, montagne di immondizia, scarpe e vestiti. C'è anche un motivo personale per cui Salvini, capogruppo comunale e segretario regionale della Lega, ha una fissazione per il gioiello di 1.500 metri quadri abbandonato al degrado da vent'anni. «Mi piange il cuore vedere che rischia di cadere a pezzi quando potrebbe attirare migliaia di visitatori, ci ho fatto lo scout da bambino». Il casello è stato prima delle giovani marmotte milanesi, poi dell'Asl (si chiamava ancora Ussl, come dimostra la targa affissa al muro). Gli ultimi inquilini del dazio, proprietà del ministero delle Finanze sono stati i vigili urbani. Poi più nulla. Anzi, gli abusivi non faticano ad infiltrarsi, basta una spallata al portone per entrare. Evidentemente non lo aveva preso in considerazione il collettivo Macao, che aveva occupato prima la Torre Galfa, poi Palazzo Citterio, il Derby e ora è piazzato all'ex macello di via Molise. Qui un gioiellino nel cuore della movida. Una struttura che con un accurato restyling offrirebbe almeno un dehors tra le frasche, un'altro con vista Arco, le stanze al piano superiore «potrebbero funzionare come ostello per i giovani» immagina Salvini. Che lancia un appello al sindaco Pisapia e al governatore Formigoni, commissari per l'Expo: «Vadano a Roma a riprendersi ciò che è dei milanesi. Il Ministero lo dia alla Regione o alla società Expo per renderlo un Expo Point fino al 2015, un punto informativo centralissimo, poi lo restituiscano ai cittadini». I lavori di messa in sicurezza e recupero potrebbero aggirarsi intorno ai 2 milioni. Fondi che potrebbero essere versati da uno sponsor in cambio di una gestione ventennale, dopo (e anche durante) l'Esposizione potrebbe aprirci un locale o usarlo per altre iniziative aperte alla città. Durante il mandato della Moratti si era fatto avanti il mondo della moda, ma la Sovrintendenza alzò una serie di paletti e il progetto sfumò. «Meglio sfilate che continuare a tenerlo nel degrado, invito il ministro delle Finanze a farsi un giro per vedere in che condizioni è un bene dello Stato, poi forse si deciderà ad assegnarlo a Milano» insiste Salvini.
Il Comune approverà invece a settembre una delibera con le nuove regole per 11 caselli daziari in capo al Comune. Stop a funzioni commerciali come bar, negozi, agenzie di viaggi, saranno assegnati solo ad attività di interesse pubblico, come centri espositivi e di incontri. In alcuni casi le convenzioni in corso scadono solo nel 2022 o 2024.
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