Esecuzione a Quarto Oggiaro: uccisi l'ex boss e un suo amico

Esecuzione a Quarto Oggiaro: uccisi l'ex boss e un suo amico

Un colpo alla gola a bruciapelo e la prima vittima scivola a terra senza un lamento. L'amico tenta di scappare ma viene raggiunto e freddato dopo pochi metri. Rimangono lì tre ore, stesi in un campo in fondo a via Lessona a Quarto Oggiaro, fino a quando un pensionato non scorge un corpo e lancia l'allarme. Arriva la polizia, i corpi sono però due, uno dei quali è un pezzo di storia criminale del Bronx di Milano: Emanuele Tatone, 52 anni, detto «Lele il pazzo» per la protervia con cui angariava il quartiere, ma ormai malato e fuori dal giro. L'altro è ancora più disperato di lui: Paolo Simone, 54 anni, tossicomane di Bruzzano. È il capolinea di uno dei più «cattivi» banditi di Quarto Oggiaro, arrivato nel 1972 a Milano da Casaluce, in provincia di Caserta insieme a mamma Rosa e ai fratelli Mario, Pasquale, Nicola e Adelina. La prima sistemazione in una casa popolare di via Lope de Vega 8, poi la scalata ai vertici della criminalità. Prima furti e rapine poi lo spaccio. Il loro nome diventa subito famoso e temuto nel quartiere. Anche grazie al contributo della donne: Rosa diventa ben presto «Nonna eroina», Adelina sposa un boss della Sacra Corona Unita, la mafia pugliese. I ragazzi Tatone controllano il traffico di cocaina ed eroina nel quartiere e spadroneggiano imponendo il terrore. Un meccanico che si permette di spostare la loro Golf parcheggiata male, viene crivellato di proiettili e se la cava per un soffio. Un tizio che si era permesso di insidiargli la donna viene inseguito da Lele per le strade di Quarto Oggiaro, sfuggendo per un pelo alla pallottole che gli sibilavano attorno. Tra gli anni '80 e '90 sono i padroni indiscussi. Tanto che Emanuele si permetterà di girare indisturbato nonostante un ordine di cattura sulla testa. E quando viene arrestato in un bar, i carabinieri devono farsi largo pistole in pugno tra gli amici accorsi ad aiutare il boss.
Poi la geografia dello spaccio cambia e i Tatone devono guardarsi, oltre che dalle inchieste della magistratura, anche dai rivali. Nell'84 Mario, il vero cervello del clan insieme alla madre, viene ferito in un agguato che costa alla vita a un incensurato che si trova con lui. Mentre per Emanuele, che si ritrova a consumare più droga di quanta ne possa vendere, inizia un triste declino. Con la droga infatti arrivano una serie di patologie che iniziano a consumarlo. Così quando qualche mese fa la polizia va a sgomberarlo dall'alloggio popolare occupato abusivamente in via Pascarella, trovano un vecchio, magro, pieno di acciacchi che tenta ancora di accreditarsi come persona di rispetto. Ma che alla fine si riduce ad accamparsi in cortile. Ieri la fine. Lele si fa portare in auto da Paolo Simone in fondo a via Lessona. La Opel astra nera imbocca una stradina che si perde nei campi. Verso le 12.30 un pensionato che cura un orto poco distante sente alcuni colpi d'arma da fuoco, non ci fa caso, pensa a un cacciatore. Verso le 15 si inoltra nel verde e scorge il primo corpo. Lancia l'allarme, arriva la polizia che ricostruisce a larghe linee la dinamica. Appena sceso dall'auto, Tatone viene colpito alla gola, Simone tenta una fuga ma viene abbattuto con un colpo alla testa dopo sette metri. Un'esecuzione.

Forse Tatone aveva cercato di rientrare nel giro e ha commesso uno sgarro, forse qualche antica ruggine regolata da un pregiudicato appena uscito di galera. Oppure un vecchio complice, vista l'inaffidabilità dell'ex boss, ha pensato bene di chiudergli la bocca prima potesse raccontare vecchie storie di mala.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica