Spariti i furgoni si apre la caccia ai furgoni, per giungere quasi come in un processo naturale alla «psicosi furgoni». Un pericolo reale, una sorta di giallo, un mistero o un'operazione undercover per non creare allarmismo, ma che rientra in una «prassi» di tutela in difesa dal terrorismo islamico?
Spieghiamo. Il rischio attentati è reale, esiste. Così, quando tra il 4 e il 6 settembre, tre furgoni modello «Ducato» con il logo «Dhl», ditta tedesca di spedizioni internazionali che consegna in lungo e in largo in città, spariscono in Lombardia si torna a parlare di allarme terrorismo. Diverse informazioni dell'intelligence straniera segnalano infatti l'Italia per il passaggio di jihadisti, quindi ci sono anche i messaggi diffusi dall'Isis che vorrebbero il nostro Paese come «prossimo obiettivo» degli attentati. E, attenzione - spiega in esclusiva lunedì il quotidiano Il Messaggero - non si tratta di un furto qualunque. Mezzi pesanti e suv sono l'ultima arma per diffondere il terrore e indicati come «strumenti» a rischio da tutti gli 007. A Barcellona, a Berlino e sul lungomare di Nizza i killer del terrore guidavano infatti camion e van.
Ventiquattr'ore dopo la scomparsa nel nulla dei tre «Ducato» - uno rubato a Siziano e un altro a Carpignano, in provincia di Pavia, il terzo in via Palmanova a Milano - il questore di Milano Marcello Cardona avvisa Digos, carabinieri e Guardia di finanza affinché innalzino il livello di allerta. «Essendo dei mezzi inseriti nella black list, vanno allertati gli equipaggi dipendenti, nell'ambito dell'attività di controllo del territorio, e va segnalata l'eventuale presenza segnala Cardona in una riservata procedendo all'identificazione del conducente, degli eventuali passeggeri, della targa, utilizzando tutti i dispositivi di autotutela».
Si inizia così a diffondere la psicosi «allarme terrorismo». Tra le situazioni considerate «a rischio» dalla recente circolare del capo della polizia Franco Gabrielli dopo la strage sulla Rambla, il furto o il noleggio di van rientra infatti tra le situazioni potenzialmente più pericolose. I vertici delle forze dell'ordine hanno più volte spiegato nei giorni scorsi che non esistono segnali specifici che possano collegare quei tre mezzi dell'azienda di spedizioni a un progetto di attentato terroristico. Quelle targhe compaiono infatti in un lungo elenco di mezzi rubati nei mesi scorsi che comprendono altri furgoni, autobus turistici, camion, taxi. Alcuni di questi mezzi sono stati poi recuperati, altri sono scomparsi e, ormai a distanza di tempo, si può affermare che siano stati furti «semplici».
Il pericolo Isis, però resta in agguato. Per riaffiorare l'altro ieri sera in tutta la sua forza quando un dipendente «Dhl» avverte i carabinieri di aver agganciato al Corvetto uno dei furgoni scomparsi, quello rubato, quello di Siziano. L'inseguimento però non dà i frutti sperati e il mezzo viene «perso».
Il pericolo c'è, la psicosi anche. Ieri alla questura tocca smentire la notizia della fantomatica denuncia di furto di trenta chili materiale incendiario che collegava sarebbe stata collegata al furto dei tre furgoni. «Al momento non risultano allerte terrorismo per questi episodi» dicono da via Fatebenefratelli .
Ieri però si rischiava grosso con un altro allarme. Con l'arrivo alle 6 di un'allerta per un furgone rubato a Redecesio di Segrate. Il mezzo marchiato «Gls», ditta internazionale di trasporti, è stato sottratto all'autista che era sceso e aveva lasciato le chiavi al quadro mentre consegnava i giornali.
È stato a quel punto che qualcuno lo ha portato via. Le indagini partono all'istante e i carabinieri, qualche ora dopo, ritrovano il furgone abbandonato a breve distanza, il carico intatto. Solo il ladro era riuscito a fuggire.
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