«Non ho intenzione, né voglia di fare gite milanesi», ha detto ieri l'ex pm antimafia Raffaele Cantone, il capo dell'Autorità nazionale anticorruzione e chiamato dal governo a vigilare sull'esposizione del 2015. Erano appena scattate le manette e solo pochi giorni fa il premier Matteo Renzi lo aveva portato con sé a Milano per mostrarlo come la Madonna pellegrina, pronta a mondare l'Expo da ogni peccato. Una polemica partita dalle critiche di Cantone al ddl anticorruzione Grasso all'esame della commissione Giustizia del senato. «L'ennesima legge spot», protesta Cantone, che «non avrà alcuna efficacia». Per il governatore Roberto Maroni «Cantone ha ragione, il governo si sbrighi a dargli i poteri che ha chiesto, altrimenti il suo ruolo in Expo sarà inutile».
Ieri la Regione ha istituito la commissione d'inchiesta per verificare «l'operato di direttori di Aziende ospedaliere e Asl, non solo quelli citati nelle ordinanze». E istituito la centrale unica per gli acquisti che unifica le attuali 49 stazioni appaltanti. La relazione su Infrastrutture lombarde, invece, sarà portata da Maroni in procura.
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