Pronti, via. I «totiani» partono. Già usciti allo scoperto, ieri hanno delineato il percorso che li condurrà al 6 luglio, giorno della convention romana del governatore ligure.
Dove porterà questa strada nessuno lo sa fino in fondo, forse neanche lo stesso Giovanni Toti, che ancora ieri ha parlato come un esponente di Forza Italia, per quanto critico. Cosa accadrà è impossibile da prevedere ma quel che è certo è che adesso c'è un evento in calendario, il 29 giugno a Villa Torretta, e c'è una piattaforma programmatica - che si dice ricalchi per ampi tratti un documento circolato nei giorni scorsi anche dentro il gruppo. Ci sono soprattutto i nomi dei promotori: Alessandro Fermi, Giulio Gallera, Mauro Piazza, Federico Romani. Con loro Alan Rizzi, che però ha una posizione peculiare: condivide le richieste di questo gruppo, ma nutre dubbi sul metodo scelto da Toti, quindi sarà il 29 a Villa Torretta ma non a Roma il 6 luglio al «Brancaccio». Nel teatro romano, Toti riunirà i suoi, per pesarsi dentro Forza Italia ma soprattutto dentro il centrodestra. Varie le questioni che solleva: una maggiore democrazia interna ma anche una rinnovata intesa con la Lega e un rapporto più stretto nel centrodestra. Questioni politiche nazionali, e il 29 è attesa la presenza di deputati come Alessandro Cattaneo, Guido Della Frera, Claudio Pedrazzini, oltre allo stesso Toti e a «totiani» della prima ora come Stefano Benigni e Alessandro Sorte. L'iniziativa è politica non riguarda il ruolo di Massimiliano Salini, l'eurodeputato che martedì è stato nominato commissario regionale per gestire il movimento dopo le dimissioni di Mariastella Gelmini. Il successo elettorale di Salini - 37mila preferenze - e il suo profilo lo mettono al riparo da contestazioni interne, tant'è vero che gli stessi Fermi e Gallera hanno mostrato di apprezzare la scelta, giudicata azzeccata un po' da tutti. Invitato all'evento del 29 Salini oggi sarà a Milano per capire cosa succede ma un consigliere regionale a lui vicino, il bresciano Gabriele Barucco, fa notare che «prima di organizzare un'iniziativa del genere sarebbe stato più elegante aspettare che il commissario regionale iniziasse a lavorare».
In effetti, stando alle ricostruzioni interne, una nuova riunione del gruppo, alla presenza di Salini, era già stata fissata per lunedì prossimo. E qualcuno fa notare che un'accelerazione simile, proprio mentre dai vertici del partito cominciano ad arrivare riflessioni profonde e risposte su un rilancio organizzativo «dal basso», fa pensare a una traiettoria precisa, che porta comunque fuori dall'orbita azzurra. Il riferimento alle «risposte» si spiega con l'annuncio di due giorni fa quando Forza Italia, oltre a confermare il congresso nazionale, ha fissato «un importante Consiglio nazionale» per il 25 giugno», per mettere ai voti «un progetto di profonda trasformazione della struttura», con l'elezione di coordinatori nazionali e regionale e la previsione di «sistemi elettorali per la selezione della nuova classe dirigente». A fronte di questo è arrivato comunque il cambio di passo dei totiani, il rilancio.
Sono 14 i consiglieri regionali di Fi, tutti eletti con preferenze. E 4 gli assessori. Cinque i firmatari del documento. I promotori garantiscono di aver rotto gli indugi ma di volere una «battaglia interna» al partito. «Lo speriamo», dicono. Ma c'è un sottinteso: se non potrà esserlo, ne prenderanno atto. Intanto, il messaggio che viene diffuso è tutto teso a sottolineare «la forza dei territori, la selezione della classe dirigente secondo principi democratici, l'esaltazione dei valori liberali e riformisti». «A noi sta particolarmente a cuore il futuro politico di Forza Italia - dichiarano - e la recente tornata elettorale ha reso improrogabile l'attuazione di un percorso di riforma e, conseguentemente, di rinascita. La semplice sopravvivenza non è più tollerabile. La svolta che auspichiamo deve necessariamente prevedere una valorizzazione autentica dei rappresentanti dei territori, i quali dovranno essere coinvolti nella scelta delle linee programmatiche e strategiche del partito e nella sua organizzazione interna. La classe dirigente, a livello locale, regionale e nazionale, dovrà essere individuata attraverso formule democratiche ampiamente partecipative quali ad esempio le primarie.
Così come dovranno essere i territori a scegliere i rappresentanti nelle istituzioni nazionali». Politicamente, l'obiettivo è riunire diverse centinaia di persone e dare un «segnale forte» che incalzi il partito sul tema della «democrazia». «È l'ultima campanella» dice Gallera.
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