La fotografia è un'arte ma l'obbiettivo sono i collezionisti

Al via a Porta Nuova la fiera MIA Photo Fair In vendita opere di star ed artisti emergenti

Francesca Amè

Variegata e dinamica: la fotografia contemporanea non ha un'unica cifra stilistica. C'è chi sceglie l'impegno, chi il fotogiornalismo, chi la pura ricerca estetica. Chi insiste con l'analogico, chi sperimenta meglio il digitale. Persino tra le ottanta gallerie, un terzo delle quali straniere, che espongono ora alla settima edizione di «MIA Photo Fair», fiera espressamente rivolta alla fotografia d'arte, è difficile trovare un fil rouge, un unico comun denominatore.

Arte declinata a tutte le latitudini, si concentra su temi e soggetti più svariati: basta aggirarsi nell'elegante fiera milanese (dal 10 al 13 marzo a The Mall, nel quartiere di Porta Nuova a Milano, www.miafair.it) per passare dagli scatti introspettivi di Anna Di Prospero alla ricerca formale di Katsu Ishida, dalla raffinatezza fashion di Corinne Héraud al taglio cronachistico di Gabriele Basilico. Sono anni buoni, per la fotografia: la stessa MIA lo scorso anno ha registrato 24mila visitatori. Recuperando il format del passato che accosta alle scelte delle gallerie la sezione «Proposta MIA» dedicata a fotografi che presentano individualmente il proprio lavoro (belli i ritratti in bianco e nero di Raffaele Montepaone, da Vibo Valentia), quest'anno la fiera propone anche tre progetti tematici legati ad altrettante aree geografiche: focus sul Brasile (suggestivi gli scatti di Karina Machado), sulle Asturie e sull'Ungheria.

Il momento è fecondo per il mercato fotografico: stando ai dati Artprice, considerati gli ultimi vent'anni, la fotografia ha moltiplicato il suo indotto, con nomi strapagati come Cindy Sherman, Gilbert & George, Gustave Le Gray. In Italia sono i collezionisti di arte contemporanea i più attenti agli scatti d'autore e MIA, ideata e diretta da Fabio e Lorenza Castelli, ha coinvolto quest'anno gallerie capaci di proporre lavori di qualità e sempre ben sintonizzati sui gusti del mercato.

Va in questa direzione la scelta di dare spazio anche alla performance, con la partecipazione di Flux Laboratory, uno spazio sperimentale multidisciplinare con sede a Ginevra, Zurigo e Atene, che incoraggia il lavoro creativo e performativo attraverso incontri con il mondo della danza, dell'arte, della filosofia, della musica e della tecnologia. E vari sono i progetti in campo: «ArtOnTime», ad esempio, finanzia artisti emergenti con il crowdfunding mentre «Codice MIA» è pensato per gli autori mid-career (45 i selezionati) che hanno la possibilità di incontrare e confrontarsi a tu per tu con collezionisti ed art advisor nei giorni della fiera.

Oltre agli incontri e ai talk che ormai caratterizzano un po' tutte le fiere d'arte, vale la pena dedicare del tempo alle singole proposte espositive delle gallerie: tra le italiane, meritano particolare attenzione la milanese Maspes, la torinese Raffella De Chirico, la Corni di Bologna e poi Contrasto, con il suo grande spazio espositivo, Cavaciuti, Blancheart e Jannone.

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