Gay, inclusione e povertà. I piani del compagno Sala

Mr Expo copia gli slogan dell'ex sfidante Majorino. Attacco allo sfidante: «Il vero sindaco sarebbe Salvini»

Gay, inclusione e povertà. I piani del compagno Sala

«Se vincerà il centrodestra ci ritroveremo Matteo Salvini sindaco, con Stefano Parisi garbato portavoce di una coalizione che da verde sta diventando nera». Noi «guardiamo al futuro, gli altri fanno un tuffo nel passato che mi fa una malinconia assurda». Giuseppe Sala apre la campagna elettorale al teatro Parenti, 600 poltrone occupate ma sono quasi un terzo rispetto al Dal Verme dove Stefano Parisi in contemporanea scalda 1.400 militanti del centrodestra.

L'uomo del Pd, sempre più «compagno» e meno renziano, parla dalle 11.25 per 40 minuti e usa la prima fetta di tempo per attaccare il campo avversario. La kermesse inizia poco dopo le 11, a ritmo lento. Paolo Jannacci suona al pianoforte «Il Duomo di Milano» del papà Enzo, poi sale sul palco la 17enne Carlotta Scozia, studentessa del Parini che non ricorda l'era Moratti ma avverte che «Pisapia ci ha liberato dal centrodestra e solo con Beppe ci sarà spazio per i giovani». Tocca a Helga Ramirez, ecuadoregna: «Noi siamo una risorsa e non un peso, valorizzateci senza etichette».

La terza generazione è rappresentata dall'editrice Inge Feltrinelli. Lei parla di una «Milano sexy» e in platea Sergio Scalpelli, ex assessore di Albertini che ora è fan di Sala, twitta sull'hastag #ognigiornogniora (slogan della campagna) «magari senza Le diverse scemenze ascoltate dalla voce della Feltrinelli».Tocca a Sala. Toglie la giacca e inizia lo show contestando Parisi e Corrado Passera, l'ex ministro in campo con una lista civica. «Siamo tre manager ma io non c'entro con loro, intanto ho scelto voi come compagni di viaggio e fa una differenza enorme». Passera «evoca la paura. Mi preoccupa di più il 20% di giovani disoccupati». Parisi? «Io, Enrico Berolino e Antonio Albanese per gioco ci scriviamo sms in milanese. Dopo l'incontro tra Salvini e Le Pen uno ha scritto me paren una banda de mal tra insema» (dei male assortiti, ndr.).

Non ridono quelli di Sel e un pezzo del Pd che anche ieri hanno contestato la liason di Sala con Ferlini, vicepresidente della Compagnia delle Opere. Anche i Verdi hanno idee opposte al manager su recupero degli scali Fs e Area C, a proposito di assortimenti vari. Sala insiste su «Parisi scelto ad Arcore» e i suoi sono «capilista figurine». Passa ai programmi concreti. E copia a mani basse gli slogan dell'ex sfidante Pierfrancesco Majorino, l'assessore più a sinistra del Pd (Renzi tra i candidati alle primarie lo definì «il più distante da me»). Le parole d'ordine di Sala sono «inclusione, legalità, lotta alla mafia e alle povertà, nessuna discriminazione sull'orientamento sessuale». Avrà «l'ossessione (gergo majoriniano) del lavoro per i giovani». Ricorda i momenti bui i dell'arresto dei suoi più stretti collaboratori in Expo, ma sposta l'occhio sulle inchieste in Regione,, «le lady dentiera della situazione non troveranno mai spazio». Promette 2 progetti per ognuno dei 41 quartieri. Dal restyling di Sant'Agostino al recupero dell'ex Marchiondi a una scuola media in zona Adriano.

Poi «più asili, più vigili in strada, rammendo delle periferie non col modello ruspe ma ispirandomi a Renzo Piano, telecamere ma soprattutto più eventi e cultura in periferia». E «ogni milanese deve andare almeno una volta alla Scala». É «moderatamente ottimista, potevo fare una scelta conservativa invece mi sono messo in gioco e voglio vincere». Parla (o ci spera) di una «sinistra coesa».

Avrà 4 liste: quella «indispensabile» di Sel e arancioni («quelli più a sinistra di me»), Pd, Idv e la civica. Prossime tappe: 2 aprile una «Leopolda», 14 maggio assemblea per chiudere il programma. Abbraccia Pisapia ma «Milano dovrà essere ancora più internazionale».

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