Più vita e libertà ai «Giovedì di Milano» che vogliono lanciare una nuova cultura dello shopping. Questo chiede la Confcommercio per un'iniziativa che piace ai milanesi, ma a cui l'amministrazione comunale deve tendere la mano con maggiore convinzione. «Spegnere le telecamere di Area C un'ora e mezzo prima può anche d'essere d'aiuto ed è una nostra richiesta che il Comune ha accolto, ma per far decollare l'iniziativa non può bastare. Questi non sono i giovedì che avevamo immaginato. Bisogna superare l'impasse» dice Simonpaolo Bongiardino, vicepresidente della Confcommercio milanese.
In questo giovedì che ancora una volta non sarà un vero e proprio «Giovedì di Milano» i rappresentati del settore commerciale riflettono su una manifestazione che non vuole presentarsi come una banale, piccola vetrina illuminata per le spese facili, ma un appuntamento con eventi sul modello del «fuorisalone», degno di una città che pulsa attorno a una tradizione per cui il commercio è scambio di idee costruttive e di creatività multietniche.
Il progetto presentato a maggio prevede la costituzione di un comitato promotore, che comprende rappresentanti del Comune, della Confcommercio e di Expo 2015. «È necessario attivare misure proposte da tempo - continua Bongiardino -, come uno sportello unico in grado di facilitare l'organizzazione degli eventi previsti sul suolo pubblico a tariffa ridotta». In un momento di stallo per l'economia, i giovedì dei negozi aperti sono un'ulteriore boccata d'ossigeno per la forza della città. Per questo la Confcommercio rifiuta la semplice dicitura di «notte bianca», troppo riduttiva per designare una scadenza periodica. Giovedì scorso la «settimana della moda» aveva dato più energia alla manifestazione, che ha portato concerti, rassegne cinematografice e spettacoli in piazza.
«Affinchè il nostro progetto funzioni - conclude Bongiardino - occorre creare la duplice condizione di attrattività e di continuità. Condizione che fino ad ora non si è realizzata.
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