Un gran finale al Castello Galliano & C. in concerto

Il fisarmonicista e il Tangaria quartet questa sera chiudono l'estate dello Sforzesco con un super live

Un gran finale al Castello Galliano & C. in concerto

Gran finale per l'Estate Sforzesca con Richard Galliano, la stella di prima grandezza della fisarmonica e bandoneon, e il suo Tangaria Quartet. A lui è affidata la chiusura della rassegna: stasera ore 20 ingresso gratuito, nella Piazza d'Armi del Castello.

Il programma è alla Galliano, dunque, onnicomprensivo, fra reminiscenze swing, melodie mediterranee, superclassici, ballate e perfino minuetti. Galliano, francese ma d'origine italiana, è colui che ha rivoluzionato il repertorio del proprio strumento, facendone conoscere le infinite possibilità, misconosciute se non ignorate. La leggenda dice che tutto partì con un colpo di fulmine. S'innamorò della tromba di Clifford Brown, racconta, e ancor prima dell'abilità di questo interprete nel cavare cose inaudite dal proprio strumento, anch'esso depositario di mezzi e possibilità spesso trascurati. In breve. Galliano assimilò in fretta la lezione, e pensò di fare altrettanto con la fisarmonica. Passava quindi anche e inevitabilmente attraverso la lezione di Astor Piazzola, quindi dei grandi classici. E da francese, dunque difensore del patrimonio di casa propria, volle immergersi pure fra i suoni senza materia, fatti di vetro ed evanescenza, di Claude Debussy. Il passo per raggiungere Maurice Ravel era breve. Ecco giungere un disco dedicato a Debussy & Ravel. E sempre in ambito classico, Galliano passava su disco una trascrizione del «Concerto numero uno per pianoforte» di Cajkovskij. Recentemente ha proposto le «Quattro stagioni» di Vivaldi, quindi Mozart. Debussy, Ravel, Cajkovskij e perfino il classico Mozart per fisarmonica? Già, i grandi classici e non solo.. Perché Galliano si è spinto pure nei territori del jazz, per la verità l'etichetta legata al suo nome è quella di «fisarmonicista jazz».

Conta su un repertorio a dir poco monumentale. Un monumento, o meglio, una immensa cattedrale fatta di pinnacoli e guglie che spuntano inaspettate, e che questo interprete classe 1950, originario della Costa Azzurra, sta lì costruendo dalla tenera età. Aveva 4 anni quando subì il fascino dello strumento, ed era un adolescente quando decise di riscattarlo dal buio e dai pregiudizi che ne offuscano spesso la grandezza. Pare che a spingerlo in questa impresa abbiano contribuito le frustrazioni di papà fisarmonicista che lamentava la marginalità in cui era relegato il proprio strumento. E il prode Richard si lanciò in una crociata che dura tutt'ora e che ha coinvolto fior di musicisti. Da Aznavour a Juliette Greco, i nostri Enrico Rava e Paolo Fresu, Jan Garbarek e Ron Carter, per citarne alcuni. È stato un vulcano, ancora in fermento, che produce senza sosta. E soprattutto assicurando alta qualità.

Tale attitudine gli ha guadagnato una fama senza uguali nel suo ambito, incluso un contratto in esclusiva per la casa discografica Deutsch Grammophon, l'etichetta dove lui spicca come unico fisarmonicista. Una delle tante conquiste.

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