Grossisti all'attacco sul nuovo Ortomercato: "Ritardi e carenze, così noi non ci stiamo"

Ma Sogemi: «Critiche fine a se stesse, altri operatori sono interessati»

Grossisti all'attacco sul nuovo Ortomercato: "Ritardi e carenze, così noi non ci stiamo"

«Non ci siamo proprio». È sul piede di guerra Fausto Vasta, presidente dell'Associazione grossisti ortofrutticoli. Lamenta incongruenze e ritardi nel nuovo ortomercato, e carenze anche nella gestione dell'attuale.

A un mese dalla presentazione del «restyling», emergono quindi anche le contrarietà. Il progetto è stato presentata poco prima di Natale, dal sindaco e da Sogemi (la società comunale che gestisce l'Ortomercato). Si è parlato di un investimento da 100 milioni, di nuovo padiglione Ortofrutta,di nuova piattaforma logistica e di un «hub» per professionisti e aziende. Modello le altre città europee, ma il cambiamento suscita resistenze. E Vasta non è convinto del percorso che si sta seguendo: «Il protocollo d'intesa sottoscritto nel 2017 è scaduto, e conteneva per punti tutte le fasi per arrivare all'Ortomercato nuovo. A ottobre abbiamo chiesto a Sogemi di rinnovarlo ma ci è stato proposto un rinnovo per 3 mesi, un rinnovo ridicolo. Abbiamo detto no, e siamo in assenza assoluta di accordi».

La «Ago» del presidente Vasta rappresenta una settantina di operatori. «Siamo un'associazione storica, aperta nel 1945» spiega. Eppure dalle parti di Palazzo Marino non sembrano curasi troppo di questo scetticismo. «Il sindaco - prosegue Vasta - ha presentato tutto in pompa magna, ma si è dimenticato di dire che in quelle immense cifre sbandierate c'è il solito passaggio dei terreni dal Comune a Sogemi». «Il Comune - aggiunge - sta anticipando i milioni che noi restituiremo in 20 anni. Io avevo chiesto all'assessore Tasca che il finanziamento fosse in linea con le regole e che fosse certo, viste anche le clausole che contiene».

Secondo Vasta, queste certezze non sono arrivate. «C'è tutta una fase burocratica non realizzata prima di procedere alla costruzione: nuovi contratti da discutere, più onerosi, e fideiussioni, e il regolamento deve essere aggiornato, eppure giace in un cassetto da un anno. È basilare, se non sarà approvato non saremo d'accordo col nuovo mercato». «Conclusa tutta questa fase che occuperà un anno circa, si arriverà alla nuova opera, ma serve l'accordo con gli operatori. La useremo noi e deve rispondere alle esigenze di noi utenti». Anche la piattaforma logistica è fra i motivi del contendere: «Sogemi era convinta di partire a breve, ma è stata bocciata dai grossisti - dice Vasta - Così è inconcepibile, manca perfino la catena del freddo». Si aggiungono poi le critiche alla gestione. «Nel 2016 siamo arrivati allo sciopero - sintetizza - non vorrei doverci tornare».

Dal presidente di Sogemi, Cesare Ferrero, arriva una versione molto diversa: «Accusiamo un ritardo accumulato in circa 15 anni - spiega - e noi stiamo cercando di colmarlo. In Italia agli inizi degli anni Duemila è stata ristrutturata la gran parte dei mercati ortofrutticoli, ma Milano non lo ha fatto. Ora grazie al lavoro costruttivo fra Comune, Sogemi e privati si è arrivati all'aumento di capitale da 272 milioni, passaggio fondamentale, e da novembre siamo in fase esecutiva. Ora abbiamo tre anni per realizzare il nuovo Ortomercato. I temi sono molti, e saranno oggetto di un calendario nel corso dell'anno». «L'accordo è scaduto - ammette il presidente - c'era un termine ed è scaduto. Lo rinnoveremo quando l'associazione chiederà di farlo. Sono loro che non hanno voluto firmare».

Quanto alle esigenze evocate da Vasta, Ferrero replica così: «C'è chi parla con un termine collettivo ma dovrebbe specificare a quale collettività fa riferimento. Due associazioni rappresentano l'80% degli operatori, all'interno ci sono tipologie molto diverse, con un approccio molto diverso. Ci sono quelli fortemente interessati al novo mercato, con un approccio molto costruttivo, poi ci sono operatori che per il nuovo mercato non hanno interesse, con istanze molto diverse e critiche fine a se stesse». «Con alcuni il dialogo è più costruttivo, con altri più difficile. Il presidente perla per alcuni operatori, non per tutti. è normale che ci siano divergenze ma è normale anche che poi si arrivi a una sintesi.

La piattaforma logistica - dice - interessa dieci operatori su 115. Con i 10 siamo seduti a un tavolo per un progetto adeguato, mi parrebbe strano che 105 soggetti che non hanno interesse giudicassero se è giusto o sbagliato».

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