I cani imbottiti di coca venivano sventrati appena entrati in Italia

I cani imbottiti di coca venivano sventrati appena entrati in Italia

Lo sapevamo: se il cane è il migliore amico dell'uomo, si tratta perlopiù di un rapporto a senso unico, non contraccambiato con altrettanta intensità e abnegazione. Tuttavia la ferocia lucida emersa dall'indagine degli investigatori milanesi del commissariato «Mecenate» fa sobbalzare per la disumanità dimostrata contro i nostri compagni a quattro zampe, utilizzati come trafficanti inconsapevoli e paciosi di cocaina dalla Colombia e dal Messico. E poi sventrati come pacchi di cartone, e naturalmente uccisi, per estrarre lo stupefacente, una volta giunti a destinazione. Una cattiveria che impressiona soprattutto se si pensa alle giovanissime «menti» alla base dell'atroce traffico di cocaina. Il commercio di droga veniva gestito infatti dai ragazzi delle pandillas, le bande di latino americani trapiantati in Italia: erano loro a tenere i contatti con i cartelli sudamericani. E le fila dell'organizzazione in Italia.
Vittime di questa strage tutti cani di grossa taglia, razze come il San Bernardo, Gran Danese, Dog de Bordeaux, Mastino Napoletano e Labrador. «Cagnoni» ignari di interessare a quella gente solo per le loro capienti viscere. E che, prima di partire per l'Italia, erano sottoposti a operazioni chirurgiche che permettevano di stipare nel loro intestino ovuli di cocaina purissima. Per renderlo invisibile ai raggi x, prima di essere «impiantato» nei cani lo stupefacente veniva avvolto in un cellophane, poi nella carta carbone, quindi ancora nel cellophane e infine chiuso con dello scotch di vinile nero. Una volta arrivati a destinazione il cane veniva soppresso. A quel punto, dalle sue viscere, venivano estratti circa un chilo e 250 grammi di cocaina purissima. La polizia stima che, con questa sistema, siano stati fatti 48 viaggi.
Con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, a reati contro la persona e il patrimonio e al traffico di armi, ieri mattina gli investigatori del commissariato «Mecenate», coordinati dal pm Adriano Scudieri, hanno arrestato 74 giovani, tra ragazzi e ragazze sudamericani (solo due gli italiani, ndr), di cui 57 maggiorenni e 18 minorenni (uno di loro è fuggito a Barcellona, dov'è tuttora ricercato). Altri 112 giovani, rispettivamente 98 maggiorenni e 14 minori, sono stati denunciati. I poliziotti, per eseguire le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura di Milano, oltre al territorio meneghino, hanno setacciato le province di Bergamo, Brescia, Lodi, Pavia, Piacenza, Varese, Novara e Roma.
L'unico cane scampato a questo «mattatoio» organizzato è stato salvato grazie alla confessione della donna di un trafficante, nell'aprile dell'anno scorso, a Pisa. Il cane si sentì male nella casa di una famiglia sudamericana e quando i poliziotti arrivarono la donna raccontò che nel cane era nascosta la droga e per questo si lamentava: l'animale venne portato dal veterinario per essere operato.L'indagine che ha portato alle catture di ieri nasce da quella conclusasi con una trentina di arresti nel febbraio dell'anno scorso.

Quando la polizia aveva messo le manette a una trentina di giovani appartenenti a gang come i Latin King, i Luzbel, i New York, i Neta, i Trebol e gli Ms13 colpevoli di rapine, estorsioni e tentati omicidi e abituati a utilizzare la mannaia.
PaFu

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