I disegni di Fleur Jaeggy romanziera della solitudine

Da Antonia Jannone il volto inedito della scrittrice

Mimmo di Marzio

Qualcuno scrisse che la cultura è l'unica droga che crea indipendenza. E a Milano si può fare cultura ed essere indipendenti anche se si è una galleria d'arte, oggi più che mai luogo di mercato e di estetica politically correct. E una mostra non proprio politically correct è quella che si chiude in questi giorni negli spazi della galleria di Antonia Jannone, figura anomala nel sistema dell'arte e da sempre coerente nella sua logica votata alla promozione del disegno e dei rapporti tra arte e architettura. Sulle pareti è esposta una serie di carte raffiguranti creature surreali, a metà tra il mondo zoomorfico e quello della satira. Autore, anzi autrice, è un personaggio noto al grande pubblico per i suoi romanzi tradotti in diciotto lingue dalla casa editrice cult per eccellenza, Adelphi. Fleur Jaeggy, scrittrice zurighese in adozione a Milano, ha presentato al pubblico 38 dei suoi disegni surreali, figure solitarie sospese in un vuoto senza tempo, surreali come certi personaggi dei suoi romanzi. «La matita che pigramente traccia il suo percorso senza l'obbligo di fermarsi o dirigersi in qualche punto preciso ha la semplicità e la forza dei disegni dei cavernicoli, o di quei distratti scarabocchi che si trovano sui margini di tanti manoscritti medievali, o di certi graffiti moderni, fugaci e frettolosi. È una matita che non resta mai incolume», scrive di lei lo scrittore argentino Alberto Manguel, parlando di Jaeggy. Per chi ha conosciuto il suo lavoro è evidente il fil rouge che lega la matita dell'artista alla penna di una scrittrice che ha donato un po' della sua aura poetica anche alla musica nella sua lunga collaborazione con il cantautore Franco Battiato. Il fil rouge è il vuoto, la solitudine nella sua dimensione più morale, quella solitudine che chi non la ama, direbbe Schopenauer, non ama neppure la libertà «perchè si è liberi solo quando si è soli». Rappresenta una piacevole sorpresa, dunque, vedere una galleria d'arte popolarsi non soltanto di collezionisti armati di quotazioni da rotocalco, ma anche di veri amanti della cultura, quella senza bandiere.

Perchè Antonia Jannone e Fleur Jaeggy ci avvisano che l'arte è nulla senza pensiero, e già un illustre eclettico predecessore, Dino Buzzati diceva: «Dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o che scriva, io perseguo il medesimo scopo, che è quello di raccontare delle storie».

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