Alberto Zangrillo, direttore dell'unità operativa di Anestesia e rianimazione al San Raffaele, è stato nominato da Silvio Berlusconi nuovo responsabile della sanità di Forza Italia. E annuncia subito battaglia. Contro le lobby, contro la sanità gestita dagli amici degli amici e contro la lottizzazione degli ospedali.Primo banco di prova: le nomine, entro al fine dell'anno, dei direttori generali. Come sarà possibile superare la logica delle quote politiche?«Mi aspetto di essere convocato a breve dal presidente Roberto Maroni. E spero di non dover entrare nel merito del colore politico per assegnare incarichi per i posti più sensibili».E con Cl come la mettiamo?«Ragionamenti come quelli che un ospedale non si tocca perché è di Cl non li voglio più sentire. Un direttore generale è un tecnico di alto livello che proviene dal mondo sanitario e agisce con trasparenza e competenza».Però anche lei ha un incarico politico.«Ma io non mi sento il prezzolato di turno. Non ho nessuno da sistemare e non ho una linea politica da privilegiare. Non nascondo che, in vista delle nomine, il mio telefono sta suonando parecchio. Ma io do la priorità a chi lavora diligentemente». Quindi lei non accetterebbe una carica istituzionale?«Mi è stato proposto di coprire la carica del super assessore al Welfare. Non ho accettato perché voglio continuare a fare il medico. E perché saremmo stati attaccati sia io sia Berlusconi. E poi la politica è già piena di medici che hanno cambiato casacca». Cosa pensa della gestione attuale della sanità?«L'azione del governo in campo sanitario è insufficiente. È una linea ripiegata sulle emergenze del momento, una politica fatta sull'annuncio e sulla provocazione quotidiana. Dobbiamo, invece, uscire da questo schema e affrontare in maniera organica i problemi. Su 111 miliardi destinati alla sanità, 15 sono da considerare spesa inefficiente».Ci faccia un esempio di ciò che non va.«Pensiamo al cesareo. La media dei tagli in Lombardia è al 20%, a livello nazionale è sul 40%. Ma in certe regioni, soprattutto al Sud, ci si attesta sul 95% e non è possibile che tutte le gravidanze a rischio si concentrino in alcune zone. E poi non va la gestione delle lunghe degenze. Da Forza Italia mi aspetto un'opposizione indignata contro questo modo di gestire le cose».Io suo è un no netto contro la gestione del ministro Lorenzin?«Netto. Ha una linea passiva e di ripiego. Alla fine nessuno va nelle piazze e ci si abitua a dire sì. Il sistema non funziona e sono rammaricato a vedere che Silvio Berlusconi sia stato impacchettato anzitempo». Da dove dovrebbe ripartire la sanità?«Dai medici di medicina generale. Sono degli eroi e non devono essere abbandonati o puniti se prescrivono un esame. Sono figure fulcro che vanno tutelate».
E gli ospedali?«Dovrebbero seguire il modello lombardo, dove il pubblico e il privato hanno dato vita a una sana competizione, in cui uno fa da volano all'altro. Cosa che non accade al Sud, dove si verificanogli episodi più frequenti di malasanità».«I manager in sanità? Basta con le poltrone agli amici degli amici»
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