Per i medici di famiglia confronto sulla riforma «Ci deve valorizzare»

Spaccato l'Ordine di Milano: il presidente Rossi teme il «business dei malati cronici»

Maria Sorbi

Riforma della sanità: siamo alle battute finali, poi si parte sul serio. Ma anche alla vigilia delle ultime delibere della giunta regionale, previste per l'inizio di maggio, le polemiche fra i medici restano accese. E le posizioni non sono affatto uniformi nemmeno all'interno dello stesso Ordine di Milano. Tanto che alcuni scrivono alla Regione per segnalare i punti critici, altri per dire che finalmente (dopo un monte ore di incontri decisamente consistente) il testo della riforma va benissimo.

Il nodo attorno a cui ancora dibatte la categoria dei camici bianchi riguarda la figura del «gestore», il medico (o la struttura) che dovrà prenotare le visite per i pazienti cronici e cadenzarle nell'arco dell'anno, telefonare ai malati che non hanno eseguito gli esami prescritti e affiancarli in tutto l'iter di cura. Il paziente potrà scegliere di avere come gestore una cooperativa di medici, altrimenti potrà optare per un altro ente e farà comunque riferimento al proprio medico di famiglia.

«Temo che si scateni una guerra per il nuovo business dei malati cronici e ho paura che il medico si trovi a fare l'imprenditore e vada a caccia di pazienti per rientrare nelle spese» è perplesso il presidente dell'Ordine dei medici Roberto Rossi. Ma l'assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera assicura che non ci sarà nessun «effetto mercato» né si correrà il rischio «di accordi» sottobanco tra i gestori e le strutture a cui indirizzare i pazienti. «Sarà comunque l'Ats a indicare l'elenco dei gestori a cui far riferimento - spiega - nella massima trasparenza. Se un medico accetta di fare il gestore, allora riceverà l'8% della tariffa, se deciderà di fare il co-gestore avrà comunque una percentuale. Tutto in modo molto trasparente». Rossi controbatte e propone piuttosto che l'unico gestore siano le Ats, proprio per non lasciare troppo «spazio di manovra» ai centri privati e per garantire comunque una gestione interamente pubblica della nuova organizzazione. La formula studiata dalla Regione piace invece a Fiorenzo Corti, rappresentante dei medici di famiglia lombardi. «Tutti gli ordini dei medici della Lombardia - spiega - sono stati consultati e hanno espresso la loro posizione in un documento comune. La presa in carico del paziente coordinata dal medico di famiglia può portare a trattare le patologie croniche in modo più personalizzato e a una riduzione delle liste d'attesa che comportano difficoltà enormi all'accesso alle cure dei pazienti, soprattutto i più fragili». Tanti medici, inizialmente scettici sul nuovo metodo del «prendersi cura» promosso dalla riforma, si sono dovuti ricredere: «Temevamo che il medico di famiglia potesse essere estromesso dalla gestione dei suoi pazienti cronici - spiegano - ma le nostre segnalazioni sono state recepite dalla Regione». «Abbiamo ascoltato la categoria - spiega Gallera - Il ruolo del medico di famiglia verrà ampliato. Sarà lui a redigere la proposta del percorso di visite ed esami per il suo paziente. Nessuno lo conosce meglio di lui. Quindi mi spiace se, dopo i numerosissimi confronti, ci sia chi fa ancora finta che i miglioramenti non ci siano stati». Il timbro di approvazione della riforma arriva anche dal vice presidente dell'Ordine di Milano, Giuseppe Bonfiglio, che prende le distanze dal presidente Rossi. Ok anche da parte dell'ordine di Lecco e di Monza. E anche gli infermieri dell'Ipasvi sono soddisfatti del testo messo a punto nell'arco dell'ultimo anno. Con la riforma nascerà l'infermiere di famiglia, un tassello importante nel puzzle della nuova squadra di assistenza. «La legge - spiega la presidente Ipasvi Barbara Mangiacavalli - supera la frammentazione e questo è un aspetto fondamentale per i cronici.

I medici di famiglia da soli non riescono a tenere sotto controllo 3 milioni di pazienti cronici. L'infermiere di famiglia può dare un gran contributo: non va a sostituire i medici ma li allerta in caso di necessità, affianca il servizio di assistenza domiciliare e tiene sotto controllo la situazione».

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