«Un innovatore coraggioso». Il ricordo di Biagi

L'assessore: «Milano non lo dimentica». De Corato: «Sinistra contro, lo abbiamo accolto noi»

«Un innovatore coraggioso, trucidato 15 anni fa dall'odio classista». Così lo ricorda, «con commozione e affetto», il politico che con lui ha lavorato più a stretto contatto, Roberto Maroni, oggi presidente della Regione e ministro del Welfare all'epoca del barbaro assassinio per mano delle Nuove Br, il 19 marzo 2002. Marco Biagi aveva 52 anni, era un giuslavorista e aveva lavorato a riforme ispirate a principi di libertà e giustizia: introdurre tutele per tutti, ampliare le possibilità di lavoro, favorendo l'occupazione e combattendo il lavoro nero. Il Comune di Milano oggi lo ricorda: «Milano non dimentica la figura dello studioso così come il suo stretto rapporto con la nostra città - ha scritto ieri l'assessore al Lavoro Cristina Tajani - lo fa mantenendo viva la sua attenzione alle nuove generazioni». Ma del clima che si creò allora contro le ricette di Biagi, ha parlato Riccardo De Corato, al tempo vicesindaco: «Oggi - ha ricordato - vogliamo ricordarlo per il suo contributo a beneficio di Milano: subito dopo la sua elezione nel '97 il sindaco Gabriele Albertini portò avanti con lui la formula dei patti territoriali. Era un progetto ambizioso. Albertini incaricò il city manager Stefano Parisi, di gestire la preparazione del tavolo. Parisi e Biagi fecero sedere al tavolo del Comune gli imprenditori insieme a Cisl e Uil. Era invitata anche la Cgil, ma Cofferati aveva già annunciato che ovviamente non avrebbe visto la sua approvazione.

E noi, in Consiglio, sentimmo gran parte della sinistra di allora, che oggi siede al governo cittadino, urlare a gran voce contro quel patto avveniristico. Onoriamo perciò la memoria di Biagi, ricordando come fu proprio il centrodestra ad accoglierne le idee coraggiose e innovative».

AlGia

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