«Insisteva che mi trovassi un lavoro, ma io volevo continuare a studiare»

Confessione choc del 36enne che lunedì ha accoltellato a morte il padre

Non aveva un lavoro e desiderava studiare ancora. Come anticipato ieri da Il Giornale la tragedia era nell'aria a casa Campanella, un appartamento al terzo piano della palazzina di via Sante Giovannelli 4, a Legnano. È in questa abitazione che lunedì mattina Marco, 36 anni, ha ucciso il padre 71enne Michele, maresciallo delle Fiamme Gialle in pensione, con una decina di coltellate. Un omicidio scaturito dall'ennesima lite tra i due: il genitore, uomo concreto, riteneva di aver fin troppo assecondato (e sovvenzionato) quel figlio che, già diplomato al Conservatorio e laureatosi abbondantemente fuori corso, adesso pretendeva d'iscriversi a una nuova facoltà universitaria. Una realtà che per suo padre, che aveva visto naufragare in poco tempo l'unica attività professionale intrapresa da Marco qualche anno fa, non poteva che avere un unico significato: quel figlio lui e sua moglie avrebbero dovuto continuare a mantenerlo. Senza contare che il ragazzo a detta di tutti a Legnano, e anche per sua stessa ammissione davanti ai poliziotti del commissariato locale, non aveva una vita sociale e nemmeno altri legami oltre a quello con mamma e papà. Il 36enne ora si trova in carcere a Busto Arsizio con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

In realtà i vicini sono concordi nell'ammettere di non aver mai sentito urla o lamenti provenire dall'appartamento dove Michele Campanella e la moglie Paola abitavano con Marco. Legnano, però, resta un paesone. E solo un paio d'ore dopo il delitto e mentre Marco, lucidissimo, raccontava alla polizia e alla pm di Busto Arsizio Francesca Parola di aver ucciso quel padre che insisteva troppo affinché si trovasse un lavoro, nel bar dietro casa, in via Barbara Melzi, tutti erano concordi nel sostenere che a casa Campanella la situazione era tesa da tempo.

Ad accorgersi che nella sua abitazione la situazione stava degenerando è stata proprio la signora Paola. Lunedì mattina, poco prima delle 10.30, al rientro, si era fermata davanti a casa a parlare con alcuni vicini. Da lì la donna ha udito le urla del marito in fuga e il figlio che, dopo aver colpito più volte il padre con due coltelli - uno tipico da cucina e un altro, con una lama più consistente - chiudeva rumorosamente la porta del balcone per barricarsi nell'appartamento.

Così è salita in casa e, una volta all'interno, ha perso i sensi. All'omicidio ha assistito casualmente un operaio. L'uomo, che lavorava nel palazzo e in seguito è stato sentito in qualità di testimone, ha notato la vittima inseguita sul balcone dal figlio armato.

PaFu

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